ZACCHEO ANTONIO

Egli deve in gran parte, se non unicamente, dell’attuale costituzione del suo patrimonio e della sua fortuna commerciale, giacché la morte del genitore, avvenuta nel 1911, lo trovò inesperto nella vita e nel commercio, proprietario di un modestissimo appezzamento di terreno (7 ettari in contrada Paniulli).

Non c’era da star eccessivamente allegro e da poggiar « sulle piume ».

Antonio Zaccheo affitta beni terreni di proprietari locali e diventa un ambito ed accorto mezzadro, soccorso dalla sua fervida giovinezza. da un ingegno pronto e vivace e da una cultura agraria che, in breve, la pratica terriera, gli arrecherà.

I primi acquisti ossia l’investimento graduale delle prime somme sono per bestiame; vacche e muli di cui è conoscitore ed amatore. Frattanto insiste nella mezzadria e guadagnando la fiducia dei proprietari si assicura contratti a lunga scadenza (1940) che gli rendono possibile impiantare razionalmente vigneti, nella cui coltivazione si specializzerà, come tra breve vedremo, con largo successo.

Attivo, dinamico passa ad investire anche in alcune operazioni, forse più ardue e più incerte, i suoi guadagni, tanto che nel 1923 acquista il magnifico fabbricato che già fu del defunto generale Franchini; acquista e per metà rivende, trattenendo per uso di abitazione l’altra parte. Operazione fortunata questa che gli dette possibilità di avvio ad altri affari, tra cui notevole, nel 1923 (in quell’epoca Antonio Zaccheo ha solo 23 anni) il rilievo del fallimento della Ditta dei F.lli D’Addabbo, che gli permise di definire con un abile concordato e con l’inizio, sul vecchio stabilimento, di una fortunata attività industriale.

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Da allora egli avrà nel fratello Tommaso il silenzioso e fedele collaboratore.

Nel 1929 costituisce la Cantina sociale, con la compartecipazione di ben 105 soci, iniziativa che avrebbe meritato maggior successo e che Zaccheo rilevò e fece sua, quando i compartecipi ebbero ad allontanarsi, privi di ogni fiducia, nell’avvenire dell’Azienda.

Oggi l’impianto personale dello Zaccheo, i nuovissimi mezzi meccanici introdotti, cisterne, macchine, sistemazione degli ampi locali, permettono la lavorazione di ben 200 q.li di olive al giorno per 2000 q.li di olio e di 7000 q.li di vino.

Ad Antonio Zaccheo, giovanissimo e fervido nostro industriale, fascista del 1922, rivolgiamo l’augurio di sempre maggiori affermazioni.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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