TOTA VINCENZO

La famiglia Tota è oriunda andriese; nobile e ricca un tempo, subì dei rovesci, ed uno dei membri, verso il 1700, si stabilì a Corato.

Dedita preminentemente all’agricoltura. Nel 1860 Cataldo Tota (padre di Vincenzo), uomo intraprendente, onesto e fattivo, prendendo delle terre sterili in fitto, le migliorò e con un crescendo continuo, mise su un discreto patrimonio.

Suo figlio Vincenzo si laurea a Firenze in Medicina, ed esordisce bene in professione.

Morto il padre, si dà all’agricoltura, conducendo, come conduce tuttora, direttamente la amministrazione dei suoi beni.

Nel 1908, sopraggiunta la grave crisi vinicola che durò per ben tre anni, con pochi amici si fa promotore della fondazione in Corato della Distilleria Cooperativa; e per far sì che detta opera sorgesse e funzionasse, non trova difficoltà, pregato anche dagli amici, di mettere a disposizione i propri capitali.

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Nel 1911, con l’ing. Luigi Santarella e con comm. Luigi Scuro di Barletta, gitta le basi per la costruzione della fabbrica di Cementi in Barletta apportando all’inizio ben la sesta parte del capitale sociale.

Nel 1913 inizia la sua vita quale Esattore dapprima a Barletta, poi a Trinitapoli, poi a Corato, poi a S. Ferdinando di Puglia e poi a quest’ultima unitamente al sig. Chirola.

Ha tenuto anche per un decennio la gestione della tesoreria Comunale di Andria.

Nell’esplicazione dell’esercizio esattoriale ha saputo sempre conciliare gli interessi propri con le necessità contingenti dei contribuenti.

Verso il principio del 1914, invitato e premurato dal Sindaco di Corato del tempo (signor Schiralli) il quale gli fa presente la necessità di dar lavoro agli operai, accetta di finanziare l’impresa costruttrice del locale Edificio Scolastico.

Viene anche invitato ad Andria, e sempre animato dal vivo desiderio di rendersi utile agli operai, accetta il finanziamento della impresa per la costruzione dell’Edificio Scolastico di quel Comune e così pure dell’Edificio Scolastico e del Campo Sportivo del Comune di Terlizzi.

Dette costruzioni edilizie erano state appaltate dalla Ditta Magrone Paolo di Corato.

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Scoppiata la guerra il 24 maggio 1915, viene mobilitato e parte al fronte quale ufficiale medico assegnato ad un ospedaletto da campo.

Viene avvicendato ed assegnato a Bari dove contrae relazioni con ufficiali della Croce Rossa Americana, ne coltiva l’amicizia, e riesce a trarne profitto a vantaggio delle Opere Pie di Corato, e così ottiene all’Orfanotrofio indumenti personali per le orfanelle ed arredi. Per l’Ospedale un completo armamentario chirurgico, un’autoclave, letti operatori e medicinali. Coopera anche alla costruzione della sala operatoria.

Nel 1919, con amici, acquistò il Molino e il Pastificio a Via Castel del Monte in Corato, attualmente tenuto in fitto dalla Ditta Paolo Giannelli e Figli.

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Quando la fillossera distrusse i suoi vigneti, egli non si perdette di animo e si diede con fervore alla ricostruzione con viti americane, vivendo intensamente e tenacemente coi contadini e portando la produzione a qualche migliaio di quintali di uva.

Attualmente è fiduciario della Federazione Provinciale degli Agricoltori conduttori di Corato.

E’ Maggiore medico della Riserva.

Nel 1905 si univa in nozze con Amalia Bucci fu Francesco Saverio ed ha avuto 12 figli dei quali sette viventi:

Il l., Cataldo, laureato in Legge, coniugato con Maria Squicciarini fu Pasquale da S. Ferdinando di Puglia, attualmente dirige le esattorie delle imposte di S. Ferdinando di Puglia e di Trinitapoli;

Il 2., Giuseppe, laureato in Scienze Commerciali, Ufficiale di Complemento pilota aviatore, dirige l’esattoria di Cerignola, e coadiuva il padre nella direzione della esattoria di Corato.

Gli altri figli, fra cui due signorine, frequentano le scuole secondarie e continueranno le familiari tradizioni di studio e di operosità.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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