SICILIANI TOMMASO

La famiglia Siciliano (recentemente, per errore anagrafico divenuta Siciliani) è originaria di Noci.

In passato si ricordano di essa: un sacerdote D. Oronzo Siciliani, morto a Noci il 4 ottobre 1712; un canonico D. Vito Siciliani, morto il 26 novembre 1716; un altro sacerdote, D. Domenico Siciliani, morto il 27 marzo 1786; ed un canonico, D. Angelo Siciliani, morto il 15 aprile 1807. Il D. Vito fu il fondatore del Beneficio del Sacro Legno (extra tectum), del quale si sono conservate le tracce fino a qualche anno addietro; ed il D. Angelo fu amministratore fino al 1779 del feudo di Montalbano della casa Acquaviva d’Aragona di Conversano.

Tommaso Siciliani, bisavolo del prof. Siciliani, conseguì la laurea nel R. Archiginnasio di medicina di Napoli il 16 settembre 1779; e decedette nell’anno 1801, cioè nello stesso anno nel quale nacque il suo unico figlio maschio, che prese il nome paterno di Tomaso. Questi si laureò in Giurisprudenza nella R. Università di Napoli il 17 settembre 1822; e fu magistrato prima sotto il Governo borbonico, e poscia col Governo italiano. Di lui è parola nel libro del Roppo (Capursium, a proposito del noto processo politico di Capurso). Da Tomaso, deceduto in Bari, nacquero due figli maschi: Nicola, nato a Castellana, ed Alfonso, nato a Capurso, entrambi magistrati, deceduti il primo nel 1914 e l’altro nel 1908 a Noci, ove esiste la cappella gentilizia della famiglia, costruita dal prof. Siciliani.

Il Nicola fu archeologo e numismatico competentissimo.

Tommaso Siciliani junior nacque da Alfonso, ed in Ginosa il 1882. Si laureò in Giurisprudenza nella R. Università di Macerata, ove fu scolaro di maestri insigni, come Tartufari, Pascucci, Ranelletti, Fedozzi, Alfredo Rocco ed altri, nel 1903, con uno studio profondo su « La responsabilità dello Stato per i fatti illeciti dei funzionari », che venne poscia pubblicato, e gli procurò l’onore di un premio e di un particolare attestato.

Seguendo le orme degli avi, giuristi ed uomini di cultura, frequentò successivamente l’Ateneo Romano, ove ebbe a maestri Simoncelli, Schupfer, Scialoja, Vivante. In quell’Ateneo egli conseguiva la libera docenza in diritto processuale civile nel 1910; ma già nel 1906 era stato dichiarato eleggibile alla cattedra della stessa materia all’Università di Camerino, e nel 1908 fu proclamato secondo nel concorso alla cattedra di diritto processuale nell’Università di Perugia.

Deceduto il padre, fu costretto a ritirarsi a Bari, ove, nello stesso anno, ebbe l’insegnamento presso l’Istituto Superiore di studi commerciali in diverse discip1ine (ma prevalentemente in diritto civile), che impartì dal 1908 (salvo la parentesi della guerra, che lo tenne in armi per oltre tre anni, e nella quale raggiunse il grado di capitano), fino al 1926; allorchè, istituita la Facoltà di Giurisprudenza presso la nostra Università, vi fu chiamato all’insegnamento ufficiale del diritto processuale civile.

Vi tenne anche un Corso di Istituzioni di Diritto Romano, uno di Istituzioni di Diritto Privato, e due Corsi di Diritto Civile.

Giurista d’ingegno fervidissimo e di alta cultura, non soltanto ha avuto visione limpida del suo ministero, ma anche facilità d’intuizione e robustezza di penetrazione che gli permette il migliore equilibrio tra l’analisi più minuta e la sintesi più comprensiva. Le sue arringhe, appunto perchè scaturite da una cultura letteraria e giuridica non comune, sono state esempio di limpidezza, di proprietà e di bellezza: chiare le idee, chiarissima la forma e chiaro l’immediato passaggio dalla idea alla parola. A questa sua singolare competenza che gli è valsa larga messe di estimazioni e di credito, egli ha commisto un’eccezionale attività pubblicistica connessa alle sue virtù di docente.

Egli infatti ha pubblicato monografie interessantissime sull’onere della prova, sull’appello, sulle nullità di notificazioni, e su moltissimi argomenti di diritto privato e di diritto processuale.

Da molti anni (1906) è iscritto ad esercente presso la Corte di Appello di Bari. Patrocinatore presso la Cassazione, Tommaso Siciliani ha riportato numerosi successi professionali dovuti alla sua salda preparazione ed alla sua dottrina morale.

Da qualche anno egli ha lasciato l’arringo penale per occuparsi esclusivamente di materia civile e commerciale.

Agricoltore appassionato, anche per tradizione e disposizione atavica, ama, a Noci, vivere fra i contadini, che educa ed istruisce, incoraggiandoli e sorreggendoli. Con lo studio e con la pratica si è formata una notevole competenza in agronomia e zootecnia.

La sua passione particolare è per la bonifica, nella quale ha dato saggi ammirevoli: terre incolte, abbandonate o destinate al pascolo selvaggio, sono state da lui, con tenacia, con intelletto e con sacrifici gravissimi, trasformate in vigneti, in frutteti, in oliveti. Il che non è lieve compito, ove si pensi alla natura di quei terreni, carsici, ricchi di calcare spesso affiorante, in forti pendenze e difficili a conquistarsi.

Si accoppiano quindi in Tommaso Siciliani le elezioni dell’uomo di dottrina e quelle dell’uomo saggio, legato ai tesori della terra ed alle vicende delle culture.

Padre esemplare, egli ha allevato i suoi figli nel culto del bene e nell’ amore delle cose belle. Un suo figliuolo che ha ripreso il nome del nonno Alfonso, continua degnamente le tradizioni familiari: nato nel 1909, egli si è infatti laureato giovanissimo, e con brillante votazione, in Giurisprudenza, presso la nostra Università.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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