SCOPPIO MICHELE

Michele Scoppio di Girolamo ha percorso carriera aspra e stentata, e deve il suo successo alla volontà decisa ed incrollabile, alla fatica assidua e tenace, intese, quella e questa a rimuovere gli ostacoli ogni giorno sorgenti all’erezione dell’edificio industriale che egli ha creato.

Le sue origini risalgono a tradizioni di patriottismo nobilissimo, espressosi nell’epopea dei nostro Risorgimento.

Nacque nella città nostra, da ricco commerciante, e nell’infanzia conobbe il conforto dell’agiatezza. Ma egli era ancora adolescente, quando un rovescio di fortuna piombò il padre suo in onorata dura miseria; sicchè fu immediato il trapasso alle privazioni, alla mancanza del pane, alla fame letteralmente intesa.

Così a nove anni iniziò la vita di operaio, garzoncello di tintoria, ad un solo soldino di salario quotidiano, coi lunghi orari snervanti, senza desco familiare e con giaciglio sul posto di fatica.

Per diciotto anni fu operaio presso una tintoria; e la Guerra Europea volgeva alla fine, quando le strettezze dei suoi guadagni e la precarietà del suo impiego lo indussero a tentar di lavorare per proprio conto.

Non è un arricchito di guerra; anzi il periodo bellico egli trascorse fra la sua dipendenza di operaio, il servizio militare ed i primi passi della propria azienda. In quel periodo conobbe le ansie più vive e i dolori più forti, fra cui la perdita di un fratello al Fronte, nelle macerie fumanti di Bosco Lancia.

Percorse tutte le tappe degli inizii, e vendè calzature, tessuti, mercerie, e si pose a fabbricare lisciva per bucato. All’assenza dei mezzi supplì l’ardente iniziativa. Ai guadagni lenti preferì il margine minimo su un movimento più largo possibile. Fra commercio ed industria, sulle prime, finì col far prevalere il suo talento industriale, e col trasformare il suo laboratorio nella fabbrica che doveva poi portare al maggiore sviluppo.

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Il suo successo non è stato quindi dono di benevolo capriccio di fortuna; ma una meta perseguita ogni giorno, dall’energia e dalle fatiche perseveranti.

In lui si riscontrano insieme, la fortissima preparazione tecnica e lo straordinario intuito commerciale e la potente forza organizzativa.

La prima gli riviene dalla pratica ininterrotta di un quarantennio, che lo ha reso, nel suo ramo, una vera competenza, ascoltata con deferenza nell’ambiente cotoniero, ed apprezzata dai grandi filatori, che gli mantengono cordiale amicizia. La seconda, sulla conoscenza perfetta degli articoli, gli consente l’occhio di aquila, nello studio del mercato e dei fornitori e degli sbocchi dei suoi manufatti, che comprendono le qualità dalle più comuni alle più fine e mercerizzate. La terza lo rende maestro, nell’accentrare attorno a sè le energie varie, materiali e tecniche ed intellettuali, intese tutte alla valorizzazione ed accrescimento della sua azienda; tanto che il modesto operaio d’un tempo è diventato la personalità più rappresentativa dell’industria cotoniera della Regione, e copre oggi posto eminente nell’Organizzazione Fascista di Categoria.

Per queste qualità, egli può veder la sua parola ascoltata con deferenza nell’ambiente cotoniero; può veder la sua industria affermarsi in tutto il Meridionale d’Italia; può veder la bontà dei suoi manufatti dar soggezione e far concorrenza a quelli di potenti fabbriche italiane e straniere.

La sua prodigiosa attività industriale fu sempre unita al suo vivo amor di Patria, per cui ebbe anche a palesarsi uomo d’azione.

Quando, nell’immediato dopoguerra, ideologie smarritrici bestemmiavano vilissime al Vessillo Nazionale, e minacciavan travolgere i destini della Patria, egli fu in Bari fra i primi animosi, del nucleo primissimo dei Fasci, a scendere in piazza, egli non più giovane e con numerosa famiglia, ed oberato di lavoro, per tenere testa ai pervertiti; ed il suo nome, è consacrato nelle belle pagine della Storia della Rivoluzione Fascista del Chiurci. La sua tessera del P. N. F. è del l. gennaio 1921 e reca il N. 15668.

Ma ciò non per avversione alle classi diseredate. Per lui, l’operaio è fratello nel seno della Patria; e verso gli operai suoi fu ed è padre. In pro dei migliori, in quei tempi, creò delle polizze assicurative; a tutti, sempre, corrispose salari rimuneratori, tanto che fin le leghe rosse d’un tempo volevano per base le tariffe di paghe erogate dallo Scoppio, nelle trattative pei contratti di lavoro.

E fu ed è stato prodigo in favore di Ospedali, di Befane Fasciste, dell’O.N .B., di enti vari, ed in altre contingenze, quale quella dell’alluvione del 1926, sempre anonimamente, perchè solo pago del bene compiuto.

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In questi tempi recenti, in cui circostanze varie han cagionato restrizione di cambi di valute e di importazioni di merci, è stato particolarmente colpito dalle limitazioni dei contingentamenti del cotone, la materia prima della sua industria. Il cotone, esotico per antonomasia, costa oro allo Stato; e lo Scoppio, nella competenza sua, ha affermato sulla stampa la necessità improrogabile di riprendere e promuovere in Italia, intensamente, la cultura, nelle vaste zone, specie litoranee meridionali, in cui è adatta, di cotone in terra italiana, per avere così in Italia, almeno in parte, la materia prima, oggi schiava dell’onerosa soggezione straniera. La campagna ha suscitato interesse e verrà continuata.

Intanto lo Scoppio persegue la sua via. Nel suo stabilimento, ove tinge i più diversi e perfetti tipi di cotone da cucire, da calze, da tessere, nei colori più vari e più delicati, e li adatta alle confezioni più disparate, richieste dalle zone molteplici cui sono destinate, trovano lavoro circa 125 operai.

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Questa gagliarda tempra di lottatore sempre giovane ambisce a mantenere sempre alto il prestigio dell’industria di terra nostra.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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