SABATO GIUSEPPE E LUIGI

Questi due esponenti della famiglia Sabato di Putignano hanno continuato mirabilmente una antica tradizione familiare di probità, di signorilità e di attaccamento alla terra.

Di ceppo prolifico essi nacquero dal Dottor Pietro e da Angela Campanella di ottima famiglia putignanese e sono rispettivamente il sesto e l’ultimo degli undici figli venuti a coronare una armonia coniugale impareggiabile.

Tanto per dare il quadro completo della famiglia Sabato, diamo nell’ordine l’elenco di questa numerosa figliolanza. La prima delle figliuole del Dott. Pietro Sabato si chiamava Santina ed andò sposa al signor Beniamino Tateo, patriota garibaldino; il secondo dei figli, Francesco, amministrò ottimamente i beni familiari e morì nel 1909 all’età di anni 61; Gian Battista fu notaio in Putignano e morì nel 1933 ad 85 anni; Manrico fu studente di Medicina e morì giovanissimo. Vengono nell’ordine Vincenzo, vivente, Giuseppe, di cui ci occupiamo in questo capitolo, lrene, nubile e convivente con quest’ultimo; Claudio, che morì nel 1913 Colonnello di Artiglieria ed ebbe un figliolo anch’egli perito inopinatamente durante un’esercitazione di volo; Vittoria che andò sposa nel 1894 all’ Avv. Pasquale Intonti (da cui nacquero il Prof. Luigi, Maria, Angela, Sabbella e Liberato); ultimo dei figliuoli è Luigi, morto nel 1927 col grado di Generale di Artiglieria, oggetto anch’egli di questo capitolo monografico.

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Di Giuseppe Sabato, ancor vegeto e forte non ostante i suoi ottant’anni, possiamo dire che la passione per la terra ha fatto di lui un vero antesignano della moderna attrezzatura agricola pugliese. Dedicatosi ancor giovine alla cura dei beni familiari, ha saputo portare. i suoi poderi ad un grado di produttività davvero singolare.

Uomo ordinato e metodico, egli ha voluto accompagnare questa rinascita dei suoi poderi con la rinascita delle case rurali ad essi annesse.

Ha creato quindi in vari settori della sua proprietà terriera caseggiati rurali provvisti di ogni sussidio igienico e forniti di accessori per la custodia di bestiame ovino, bovino ed equino nei cui allevamenti si è specializzato.

Egli vive adesso con la cognata, moglie del compianto fratello Luigi e figliuola del defunto Avvocato Pasquale Intonti, con la sorella Irene e con i nipotini, figli dell’eroico suo fratello Luigi.

Di questo valoroso nostro conterraneo possiamo dire che la sua esistenza fu tutta dedicata alla vita delle armi alla quale portò il tesoro della sua operosità e dei suoi studi.

Intraprese egli giovanissimo e con entusiasmo questa carriera e ne percorse i primi gradi in maniera brillante. Lo troviamo col grado di Capitano, già maturo di dottrina e di esperienza, nella guerra Libica, dove riesce a far rifulgere il suo elevato spirito di combattente, il suo profondo senso del dovere, il suo spirito di sacrificio.

Queste qualità preclare gli furono riconosciute dai superiori che gli conferirono la prima medaglia d’argento al valore, con la seguente motivazione: « Per la capacità ed il sereno coraggio dimostrato nel dirigere efficacemente il fuoco delle sue batterie in combattimento. Derna, 17 gennaio 1912 ».

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La grande guerra di redenzione trova Luigi Sabato col grado di Maggiore prodigo di coraggio e di competenza. Il suo posto è sul Carso e là, in mezzo ai disagi ed ai pericoli che fiaccano le energie più vitali egli mantiene alto lo spirito li combattente e di comandante. Anche qui il suo ardimento e il suo spirito di sacrifizio sono apprezzati dai capi. Una nuova medaglia di argento al valore gli viene concessa con la seguente motivazione: « Ammirevole per energia e per valore in ogni azione, preparava ed assolveva pienamente il difficile compito di proteggere con le sue batterie il ripiegamento della fanteria dal Carso alla riva destra dell’Isonzo ed infondendo con la parola e con l’esempio l’elevato spirito di sacrifizio alle sue truppe, riusciva con magnifico ardimento a trattenere il nemico ed a portare in salvo sul Tagliamento tutti i suoi pezzi. Carso-Tagliamento 27-30 ottobre 1917 ».

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Alla fine della guerra, in riconoscimento degli eminenti servizi resi, veniva insignito dell’ambita onorificenza di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia con un’altra lusinghiera motivazione.

Questo campione dell’eroismo pugliese è stato onorato dalla cittadinanza putignanese assai degnamente: il feretro suo fu accompagnato nel 1927 all’ultima dimora da tutti i suoi concittadini.

La gloria che promana dal suo nome serbata come civico culto, come incitamento e monito alle nuove generazioni che il clima fascista sta avviando verso le sue più radiose mete.

I suoi teneri figliuoli, Angela, Pietro e Vittorio vivono di questo culto, di questo incitamento, di queste idealità.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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