PEPE PIETRO

Il visitatore di Cisternino sarà attratto, imboccando la strada d’accesso al ridente paese, da un fabbricato che posto sulla strada, rivela le sue caratteristiche di casamento industriale : trattasi del molino Pepe, che costituisce, sia per la sua storia aziendale e sia per la sua efficienza tecnica, un motivo di orgoglio, oltrechè per i proprietari gestori,.anche per Cisternino, che vede così espresse le possibilità di lavoro e di iniziativa dei suoi cittadini.

Riferendoci alla storia di questa Azienda, possiamo in breve ricordare due pionieri: il Canonico Angelo Loparco ed il Sig. Pietro Pepe, che nel 1875, associando risparmi, competenze ed entusiasmi, fondarono il molino.

Pietro Pepe è ricordato uomo di tenace resistenza al lavoro, di lucida genialità nelle iniziative ed anche per una vantata competenza del suo mestiere, cui seppe darsi con tutta l’anima.

Progressivo fu il migliorarsi dello stabilimento che dopo alcuni anni, quando le esigenze dei vicini mercati quasi lo impongono, è trasformato a cilindri, parzialmente.

Accadde nel 1922.

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C’è da ricordare che il Canonico Loparco morì nel 1917 e che Pietro Pepe fu pur egli involato ai vivi nel 1934.

Ma questo benemerito del lavoro potette chiudere gli occhi quando già una successione nel comando della Ditta gli assicurava che i suoi sforzi ed i suoi sacrifizi non sarebbero andati disconosciuti e perduti.

Era stata, infatti, costituita una Società alla quale aveva partecipato inizialmente Angelo Santoro, quale erede del Canonico Loparco ed Oronzo, Francesca, Maria e Giovanna Pepe, quali diretti eredi di Pietro Pepe.

Per l’avvenuta morte di Angelo Santoro, entrarono nell’azienda i di lui figliuoli dottore Giovanni, Natale e Francesco.

Peculiari caratteri di questa ultima e rinnovata gestione sono il patriarcale accordo che regna tra i cointeressati, ed anche la sagacia e la accortezza del comando, tenuto da Oronzo Pepe, che ha dimostrato di essere un degno erede della tradizione paterna.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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