MORFINI FRANCESCO

I Morfini han costituito fin dall’800 un casato di onesti commercianti. Giovanni, padre di Francesco, del quale ultimo ci occuperemo in questo capitolo, era un rappresentante di case commerciali della vecchia Bari. Egli pigliò in nozze una Tomasicchio, di nome Antonietta, sorella al banchiere Francesco ed a Gaetano, del quali ci siamo già occupati.

Da queste nozze il 19 dicembre 1866 nacque Francesco Morfini, che giovanissimo, diciottenne, iniziò la sua vita di lavoro, impiegandosi nell’allora fiorente Società « Puglia ». Dal ruolo impiegatizio, avendo in breve riscosso la fiducia dei dirigenti, passò ad assumere il ruolo di spedizioniere dell’azienda ed in quest’incarico, perseverò per un trentennio. Di pari passo con il suo lavoro, egli si dedica anche a proprie e dirette attività mercantili, quale agente assicuratore e trasportatore marittimo.

La sua vita, quindi, fu una conquista personale, guadagnata gradatamente e che gli valse il conforto di una indipendenza, di cui andò fiero.

Dalle nozze con una d’Abbicco, Lucia, ottima famiglia di commercianti cittadini, egli ebbe cinque figliuoli, di cui tre maschi: Antonio, Luigi, Giovanni, e due femmine: Antonietta, maritatasi con Domenico Triggiani e Caterina col noto rappresentante Giovanni Losito.

Educò i figliuoli, egli che era stato un auto-didatta nella vita, alla sua scuola di rettitudine, incamminandoli tutti agli studi tecnici. L’idea che i suoi tre giovanotti avessero dovuto continuare, uniti, la sua opera, non si discostò mai dai suoi pensieri, tanto che in delicatissimo indirizzo alla famiglia, rivolto in occasione del suo sessantennio, così ebbe ad esprimersi:

« Il retaggio che io vi lascio fin d’ora – o miei figli – è che voglio vedervi sempre uniti e sempre lavorare in pieno accordo: solo così si può prosperare, avendo di mira il buon nome dell’azienda, che deve restare immacolato, il bene vostro e quello della vostra famiglia.

Qualunque sacrifizio, qualunque maggior lavoro che uno più dell’altro dovesse esplicare, non deve dare motivo a dissensi o risentimenti, perchè tale lavoro o sacrifizio deve considerarsi come fatto pel bene proprio. L’unione fa la forza, partite sempre da questo concetto. E’ questo il mio ideale, e voi non mancherete di aderire ai desideri di vostro padre ».

La sua morale fu quella del cittadino fervente e dedito ad opere di beneficenza e di assistenza cristiana. Ancora lo ricordano, e lo ricorderanno con amore, i confratelli della Congrega della Chiesa di San Domenico, al cui restauro egli contribuì validamente.

Quest’uomo infine fu caro ai suoi concittadini, che ebbero a designarlo più volte quale consigliere ed assessore comunale, in questi incarichi eccellendo, per sagacia amministrativa.

La sua Ditta, continuata dai figliuoli, agente delle Flotte Riunite dell’« Italia », « Cosulich », della « Deutsche Levante Line » e rappresentante di importanti compagnie assicurative italiane ed estere, di lui consacrerà sempre il nobile ricordo.

Vincenzo Roppo così disse di lui:

« Da mezzo secolo il commercio marittimo di Bari ebbe un fulgido emblema nella reputata Ditta di Francesco Morfìni; e dal porto di Bari, per le tacite vie di navigazione mediterranea e mondiali le mercanzie della città e della Regione s’inoltrarono all’ombra del suo nome all’estero o qui ne refluirono con altre merci commutate, portando lontano con la bandiera d’Italia il nome di Bari e l’affermazione dei crescenti traffici baresi.

Può dirsi ch’egli abbia, a grado a grado, con crescente ritmo, all’unisono della città progrediente, vissuta passionalmente la grande ora delle crescenti fortune marinare di Bari, da quella che fu la piccola cittadina di provincia a quella che è ora, metropoli regionale e fra le massime contemporanee della Patria nell’èra fascista ».

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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