MINCA ANDREA

Alto nella persona, maestoso nell’incedere, sereno nel volto sorriso dagli occhi cilestrini, questa la figura notissima di Andrea Minca che qui a Bari aveva trovato una seconda Patria ed aveva affermate le sue elette qualità di cuore ed intelletto.

Se poi vi veniva fatto di avvicinare voi avevate la impressione dì trovarvi a contatto di un essere che aveva superato ogni attrito con la vita ed aveva trovato nella tranquillità del suo spirito la forza per scavalcare ogni tormento e per guardare l’avvenire con sguardo ottimistico.

E dire che nella sua prima giovinezza egli aveva conosciuto le persecuzioni e l’esilio, e dire che con il forzato espatrio dalla Terra d’Istria egli aveva conosciuto il pellegrinaggio doloroso in paesi sconosciuti alla ricerca di un pane.

Era nato egli a Capodistria il 12 ottobre 1852 da famiglia di italiani bramosi di congiungersi alla madre Patria. I genitori gli avevano inoculato nel cuore l’odio verso gli oppressori, e questo sentimento egli aveva alimentato della sua miglior fede negli anni dei suoi primi studi.

Frequentò le scuole secondarie di Trieste e di Vienna e si laureò a Gratz in matematica. Ancor giovane fu insegnante del Liceo di Trieste ma dovette interrompere la sua attività di docente colto e persuasivo perchè il Governo Austriaco lo teneva segnalato come irredentista pericoloso e stava lì, vigile e pronto, a colpirlo in peccato di sedicente congiura contro gli organi statali.

Nel 1880, quando Oberdan portava nei centri Universitari Italiani la fiaccola ardente del proselitismo irredentista, Andrea Minca fu espulso dall’Austria sotto l’accusa di aver partecipato a diverse congiure.

Venne in Italia ed ottenne a Roma la cittadinanza italiana che gli spettava in virtù dei suoi sentimenti patriottici. Poi peregrinò per varie città d’Italia in cerca di dignitoso impiego.

Rivoltosi ad Imbriani che allora rappresentava il Capo spirituale dell’azione irredentistica italiana, che in Puglia aveva non poche relazioni, gli fu dato di ottenere un impiego presso la succursale barese della ditta francese « Sassernò, Piccon e Maunier » che commerciava in prodotti del suolo e che aveva la sua sede centrale a Nizza.

Incaricato della direzione generale della celebrata azienda francese, gli fu facile dare ad essa l’apporto della sua competenza e della sua fattività.

La succursale, sotto il suo impulso, divenne una delle più importanti aziende mercantili della regione Pugliese, specializzata nell’esportazione dei vini e degli oli d’ulivo, tenacemente protesa a conquistare i mercati delle più lontane regioni di Europa e di America.

Nel 1914, essendosi la Ditta Sassernò e C. trasformata in Società Anonima sotto la denominazione di « Comptoir Central d’Huiles d’Olive », Andrea Minca fu nominato consigliere di amministrazione della sede centrale della nuova azienda ed amministratore delegato della succursale di Bari, carica che egli ricoprì fino al 1933, anno cui la succursale di Bari venne messa in liquidazione.

Patriota fervente, egli continuò a Bari la sua azione di propaganda per la liberazione di Trieste e dell’Istria dal dominio austriaco; fu pertanto fondatore della Sezione Barese della Dante Alighieri e del Circolo Unione; e fu anche consigliere di sconto della Banca d’Italia.

Per queste sue affermazioni nel campo mercantile, dopo la morte del compianto cav. Saverio Costantino, egli fu prescelto dai commercianti baresi a succedergli nella presidenza dell’Unione Industriali e Commercianti.

La sua forte fibra s’infranse il 31 luglio 1935 mentre la sua nuova personale azienda si giovava delle sue virtù e delle sue ancor fresche energie di animatore. Il giovane figliuolo rag. Alberto, che è stato ufficiale durante la grande guerra, guadagnandosi l’azzurro del valore e che ha ausiliato il padre negli ultimi anni della di lui vita, continua, con ossequio alle paterne tradizioni, la attivissima azienda.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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