MARCHIO FAMIGLIA

Nella famiglia Marchio, Andria ha un casato che dalla fine del 1700 ha fornito uomini, che imparentati con le migliori altre famiglie della nostra terra hanno sempre avuto in onore la agricoltura, l’allevamento dei cavalli ed anche la più amorevole e signorile cura nel costruire palazzi e ville per propria abitazione.

A voler tracciare, anche brevemente, la storia dei Marchio c’è da riferirsi ad un battagliero abate, l’Arcidiacono Lorenzo, uomo di comando ed anche puntiglioso, se si pensi che egli ebbe a sostenere litigi con la potentissima duchessa della Stadera.

La invasione francese, con Ettore Carafa, della città andriese, nel 1799, per devastazione avvenuta dell’abitato e degli archivi, ha tolto qualsiasi possibilità, per lo storico, di riportarsi a fonti accertate. Unica luce può derivarne da qualche superstite ed isolato documentario di archivi congregali.

Ecco perché anche le notizie di questa illustre e ricca famiglia sono posteriori a tale epoca.

Troviamo un Giammaria Marchio, che sposa la Palladino di Modugno. Da lui si passa ad un suo nipote, anche di nome Giammaria, forte agricoltore, che metterà alla luce Vincenzo Lorenzo, Michele (Canonico) e Francesco, comandante della milizia civica.

Vincenzo, sposando un’Aieva di Andria procreò Giammaria, forte agricoltore, Nicola, anche noto agricoltore, Lorenzo e Riccardo. Di questi quattro figli di Vincenzo Marchio, brevemente diremo, sviluppando poi in conseguenti monografie altre notizie.

Giammaria ebbe tre figli maschi: Vincenzo, Daniele e Francesco Lorenzo ebbe anch’ egli cinque figliuoli: Vincenzo, Francesco, Riccardo, Giovanni e Lorenzo.

Lorenzo ebbe anch’egli cinque figliuoli: Vincenzo, Francesco, Nicola, Michele e Giovanni.

Riccardo ebbe anche cinque figli: Vincenzo, Pasquale, Nicola, Giovanni ed Ernesto.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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