MALDARI FELICE

Felice Maldari è uno di quegli uomini, che può definirsi autentica, vera espressione del tipo volitivo, tenace ed operoso di nostra gente, avendo egli saputo crearsi, col lavoro e col coraggioso spirito d’iniziativa, una posizione sociale ed economica di prim’ordine, ed in un periodo di tempo non molto lungo.

Nato in Giovinazzo, la ridente cittadina che si affaccia sull’Adriatico col candore delle sue case e delle sue civettuole villette, 55 anni or sono, dal padre Francesco, meccanico, seguì l’esempio paterno e volle anch’egli dedicarsi allo stesso mestiere.

Nella sua prima giovinezza infatti lavorò assiduamente in alcune officine, abituandosi alla dura ma nobile fatica della forgia ed a quella di piegare il ferro sull’incudine. Più tardi però, animato com’era da forte volontà, e nell’intento di progredire e di elevarsi, lasciò il suo paesello natio e dimorò, per qualche anno, lontano dalla famiglia, avendo agio di perfezionare la sua competenza tecnica e di formarsi un corredo di cognizioni dal quale seppe trarre onesto profitto quando più tardi si lanciò arditamente alla conquista di un migliore avvenire in terra lontana mille e mille miglia dalla madre patria.

Emigrò in America nel 1900 ed a New York iniziò la sua nuova vita di lavoro aprendo da solo una officina meccanica per la fabbricazione degli stampi per pastifici. L’officina s’ingrandì ben presto e divenne elemento di prim’ordine nell’industria americana della pasta.

Se si pensa che nella patria di Abramo Lincoln l’uso della pasta alimentare fu introdotto un quarto di secolo fa, col sorgere di industrie non affatto perfezionate, si può più e meglio valutare il contributo che Felice Maldari ha dato alla diffusione di un alimento squisitamente italiano – anzi meridionale -col suo ingegnoso sistema di fabbricazione.

La sua industria attraversò fiorenti periodi e si affermò brillantemente nell’agone industriale e commerciale della grande metropoli dei grattacieli, divenendo fornitrice di piccoli pastifici ivi impiantati da siciliani e da napoletani, con sistemi assai rudimentali.

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Dopo quattro anni fu raggiunto dal fratello Daniele ancora in giovane età e prima di chiamarlo a suo coadiutore nell’azienda, gli fece frequentare le scuole elementari americane. Felice Maldari intanto continuava a dare sempre maggiore impulso ai suoi affari e, trascorsi soli sei anni dal suo primo arrivo in America, fu in grado di impiantare una banca ed un annesso ufficio di spedizioni e rimesse per emigranti.

Nell’esordio di questa nuova attività d’indole finanziaria, egli limitò i suoi affari agli emigranti suoi cittadini, ma poi allargò sensibilmente la sua sfera d’azione e la clientela divenne internazionale. Nel 1925 rientrò in Italia e fondò un’altra Banca a Giovinazzo che conosce le sue personali fatiche e che ha avuto un indirizzo organizzativo ed amministrativo modernissimo.

Mercè questa Banca egli ha, fra l’altro, concorso allo sviluppo dell’economia del suo paese che conta industrie di molta importanza.

A curare la sua avviatissima azienda di America rimase il fratello Daniele, che tuttora dirige con competenza gli uffici bancarii e la grande officina meccanica.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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