MALCANGI CATALDO

Con Cataldo Malcangi, spentosi il 7 agosto 1936, si estingue una figura preminente della vita pubblica pugliese degli ultimi cinquanta anni.

Nacque il l. febbraio 1856 in Corato da modesti agricoltori, e compì gli studi secondari a Molfetta che col suo Collegio Seminario forgiava tempre di uomini studiosi, che un giorno avrebbero ottenuto le più belle affermazioni nei campi del diritto e delle scienze. Si licenziò dal Liceo a 18 anni e fu quindi mandato a Napoli dai fiduciosi genitori, che, imponendosi con lievi sacrifizi, lo tennero nella Metropoli Partenopea per molti anni.

Al principio della iniziazione agli studi universitari parve che il giovane fosse chiamato da una precisa vocazione per la medicina, ma in breve l’ambiente che ebbe a circondarlo ed anche il fascino che su lui esercitarono maestri come G. Bovio, E. Pessina, ed Arcoleo fecero sì che egli abbracciasse gli studi del Giure.

Questi stessi maestri ebbero a ricambiare il giovane con un incoraggiamento e con una predilezione paterna, sicchè egli, negli anni prescritti, conseguì col massimo dei voti la laurea, sostenendo una tesi in diritto civile, che ebbe a distinguerlo particolarmente.

I primi passi nel campo professionale furono indirizzati da Cataldo Malcangi negli studi dell’avvocato Vincenzo Martucci, biscegliese che si era con fortuna stabilito in Napoli, e dell’on. Spirito. Le simpatie da lui suscitate ed anche il favorevole ambiente creatosi nella città Partenopea avrebbero dovuto consigliargli di continuare colà la sua attività professionale. Ma egli preferì tornare nella sua Terra e si stabilì a Trani, assai vicina al domicilio dei suoi, per iniziare una indipendente attività professionale. I primi anni costituiscono per lui un’epoca di lavoro esclusivamente professionale, giacchè non partecipò ad alcun movimento politico locale. Si profilano solo i primi grandi successi che gli crearono popolarità ed amicizia.

Le prime posizioni da lui prese nel campo della politica consistettero nella fervida e disinteressata adesione a Matteo Renato Imbriani, quando costui accolse i voti dei Coratini e andò alla Camera a chiedere acqua e giustizia per la Puglia sitibonda. L’appoggio del Malcangi costituiva, oltre che l’adesione di un giovane di grande ingegno e di compiuta preparazione, anche quella di un uomo che ormai cominciava a disporre di una fedele e vasta clientela.

Ed in questa stessa epoca, anni 1885-1887, egli diventa amico fraterno di Cesare Paolillo, agguerrito esponente, in Trani, del partito democratico e già Sindaco che lasciò luminosa traccia della sua amministrazione.

Don Cesare Paolillo vide con gioia che tra il suo giovane amico e la figliuola Bice si fosse stabilita una simpatia vivissima. Con piacere quindi acconsentì alle loro nozze, che avvennero nell’anno 1885. Nel 1888 intanto il Malcangi veniva eletto Consigliere Provinciale per il mandamento di Corato. Veniva subito portato alla Deputazione Provinciale. Le nuove pubbliche responsabilità non lo allontanarono nè lo distolsero dalla professione, in cui conquistò giorno per giorno sempre maggiori successi.

Della sua incipiente carriera politica possiamo dire che egli fu ininterrottamente Deputato Provinciale fino al 1902, esplicando compiti di altissima fiducia, giacchè a lui fu affidato per molti anni la relazione sui bilanci. Nel 1902, quando egli è per raccogliere il premio delle sue fatiche, giacchè da amici influenti è invitato a succedere ad Imbriani, è costretto a rifiutare, giacchè un gravissimo esaurimento nervoso lo tiene lontano dalla politica ed anche dalla professione. Per due anni il seggio di Imbriani sarà occupato da Nicola Barbato.

Fu nel 1904 che Cataldo Malcangi, rimessosi in salute, cede alle pressione dei gruppi professionali Tranesi e Coratini e pone la sua candidatura politica. La lotta, con lo stile di quei tempi si profila però dura e tenace, giacchè mentre a Corato ha di fronte un ricco proprietario terriero del luogo, Vitantonio Lamonica, a Trani suo avversario è Giovanni Beltrani che, oltre ad essere uomo di sconfinata cultura, è anche rappresentante di una delle famiglie più illustri. Da questa lotta egli esce vincitore ed eletto Deputato siederà alla sinistra giolittiana. Quindici anni di mandato politico, giacchè fino al 1919 gli elettori, ininterrottamente, gli danno il loro voto senza riceverne mai delusioni!

La sua dedizione fedele a Giovanni Giolitti è interrotta quando la guerra crea ragioni di tormento in lui che, acceso interventista, si sente doverosamente costretto a non più aderire alla politica del suo capogruppo. In quest’ epoca con Antonio Salandra, con Codacci Pìsanelli, e con altri, si rende fautore del famoso Fascio Parlamentare di destra. C’è da notare che il Malcangi operò nella Camera come praticò nella sua famiglia, giacchè se la guerra lo ebbe autorevole parlamentate interventista, la sua casa lo vide anche padre, offerente tutti i suoi figli alla guerra. Il dopo guerra lo trova quindi ancora più convinto assertore delle sue idee, sicchè egli, già discostatosi dal giolitismo passa ad attaccare la politica di Nitti, di cui diventa dichiarato e tenace avversario. Ciò doveva costargli la persecuzione governativa, che osteggiò aspramente la lista che il Malcangi, in opposizione a Nitti, aveva costituito con Piero Pansini, Gennaro Venisti e Domenico Andrea Spada. Ma la volontà del popolo, un anno dopo, doveva tuonare la sua protesta, quando il 1920, essendo state indette le elezioni amministrative, mandò il Malcangi al Consiglio Provinciale con una entusiastica votazione. Alla presidenza di questo consesso allora tenuta dal Generale Bonomo, fu portato quando il suo predecessore ebbe a ritirarsi per ragioni di salute. Questi anni dell’amministrazione Malcangi furono particolarmente delicati, sia per il complesso di opere deliberate e sia per le difficoltà della situazione politica esagitata dall’invadenza socialista.

L’avvento del Fascismo lo trovò pronto al consenso più entusiastico. Dalla costituzione dell’Ente Autonomo dello Acquedotto e fino a quando alla testa dell’Ente non fu chiamato il compianto Gaetano Postiglione, il Malcangi fece parte sempre della Giunta Esecutiva. La curia di Trani, dopo la morte di Michele Bisceglia lo volle Presidente del Consiglio dell’Ordine forense e questa carica fu da lui tenuta fino alla costituzione delle Commissioni Reali. La nomina a deputato del Collegio di Trani Corato non lo aveva infatti distolto dalla sua fervida attività professionale che portava segnate memorande battaglie forensi sia nel campo penale che nel campo civile; che anzi la potenziò sensibilmente tanto ciò è vero che fu costretto ad impiantare uno studio a Roma che fu colà apprezzatissimo.

Crescevano intanto gli aquilotti della sua casa: avvocati in maggioranza, che portarono nello studio paterno il tesoro della loro fresca preparazione e dei loro giovanili entusiasmi ond’è che egli, a poco a poco lasciò le redini del suo studio al figlio Andrea – attualmente valente avvocato del Partito Fascista – per quanto riguardava l’attività romana, ed ai figli Vittorio e Mario per quanto riguardava l’attività presso la Corte d’Appello e i Tribunali Pugliesi.

Egli aveva abbandonata la fatica forense nel 1932, pago di aver creato ed educato coloro che avrebbero degnamente perpetuata la tradizione, pago di aver contribuito col più appassionato amore alla sua Terra di origine, alla soluzione di non pochi problemi legati all’ascesa spirituale ed economica della Provincia di Bari. Egli ebbe infatti otto figli, viventi, di cui sei maschi che dovunque si sono affermati nobilmente nel campo professionale.

Il primo di essi Andrea esercita la professione a Roma, dove, componente del Consiglio dell’Ordine per 14 anni, è ora Vice Presidente della Commissione Reale degli avvocati presso il Ministero di Grazia e Giustizia. Consulente del Partito Nazionale Fascista dal 1931, Andrea Malcangi è stato in guerra Capitano di artiglieria valoroso combattente dal 1915 alla fine della guerra. Cesare, secondogenito, esercita la professione di dottore in iscienze politiche e commerciali a Milano. E’ stato vice direttore del Credito Italiano e scrupoloso agente di cambio. Per tutta la durata della guerra ha combattuto nei bombardieri, con dislocazione per dodici mesi in Macedonia. Il terzo figliuolo Vittorio esercita con molta fortuna l’avvocatura in Bari.

Egli riformato chiese ed ottenne l’arruolamento volontario in fanteria, partendo in prima linea. Mario Malcangi esercita avvocatura in Trani reduce da una luminosa carriera coloniale, giacchè egli per tre anni ebbe a reggere quale Commissario Civile la città di Cirene.

Il penultimo fratello è l’ingegnere Carlo, residente in Roma e che per tutta la durata della guerra fu combattente negli alpini, mentre che l’ultimo dei figliuoli è Guido che laureatosi in giurisprudenza è attualmente Vice Segretario Generale della Federazione Nazionale della Industria.

Questi figliuoli hanno arricchito la famiglia di un bel complesso di 16 nipoti. Tra essi, figliuolo di Mario, c’è un Cataldo Junior, verso cui si appuntano le ansie e le speranze di tutti i componenti di questa bella ed operosa famiglia. Questi nipoti sapranno essere degni del nonno, salda fibra di pugliese educato alla scuola dell’onestà e del patriottismo, passionatamente inteso al progresso della sua Terra nativa.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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