GRILLI FAMIGLIA

Non abbiamo dati precisi circa le origini di questa famiglia che troviamo risiedere in Corato, agli inizi dell’800, ed il cui nome è legato a quelle vicende politiche che prelusero alla indipendenza e all’annessione delle regioni meridionali al Regno d’Italia, Pietro Grilli (morto il 6 marzo 1864) educò ai sensi dì libertà e di amor patrio cinque maschi.

Il maggiore di essi, Vincenzo, (1818-1893) esercitò la professione di Avvocato in Trani e, in quella città, fu alla testa del movimento liberale. Arrestato .nel 1848 restò per due anni nel carcere di Barletta. Il carcere non affievolì in lui la fede ardente della unita della Patria ed una volta libero tornò a propugnare, con i suoi discorsi al popolo, quelle medesime idee che gli apportarono nuove persecuzioni e, nell’aprile 1860, il domicilio coatto a Bovino. Appreso dello sbarco di Garibaldi in Sicilia fuggì da Bovino e, vivendo alla macchia, si diede ad organizzare in provincia l’insurrezione; il 17 luglio 1860 sottoscrisse unitamente ad altri 18 patrioti del Barese, in Gioia del Colle, la deliberazione con cui si dichiarava decaduta la Dinastia Borbonica e si costituiva il Governo Provvisorio.

Tornato alle occupazioni professionali, conservò sino alla età avanzata la stessa fede giovanile negli ideali di cui era vissuto, ed ogni causa generosa ed ogni proposito patriottico ebbero in lui un entusiasta propugnatore.

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Luigi, secondogenito (1821-1880) interruppe gli studi per dedicarsi completamente all’agricoltura verso cui sentiva grande inclinazione.

In questa attività fu di grande aiuto al padre e contribuì al consolidamento del patrimonio familiare. « Sospetto» come i fratelli, riuscì con l’astuzia a fuorviare le indagini del Commissario di polizia e ad evitare il carcere, Prese parte alle varie spedizioni organizzate per arginare il brigantaggio che il Borbone favoriva onde ostacolare il nuovo assestamento.

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Alfonso, terzogenito (1824-1896) medico, intese la professione nel suo più alto senso umanitario, e la esercitò in Corato. Non volle rimanere estraneo alle vicende dei tempi e svolse dal 1848 al 1860 opera attiva di propaganda e di azione, cose che apportarono a lui nel 1856 il domicilio coatto in Barletta, ed a Corato il vanto di essere tra le città di Puglia che diedero il maggiore contingente alla resurrezione.

Nella sua casa trovarono ospitalità nel 1860 quei garibaldini, e tra questi Menotti, che andavano raccogliendosi all’appello dell’Eroe sbarcato in Sicilia. Nel giugno deI. medesimo anno fece parte in Altamura del Comitato di insurrezione, assumendo di proprio con gli altri undici componenti, le spese che sarebbero state necessarie, ed il 19 agosto successivo fece insorgere Corato nel nome di Vittorio Emanuele Re d’Italia e Dittatore Giuseppe Garibaldi, Maggiore nella Guardia Nazionale fu infaticabile nella lotta contro il brigantaggio. Nel 1867, infierendo l’epidemia colerica, ricordò di essere anche medico e si prodigò senza risparmio. Gli ultimi anni della professione furono da lui esercitati unicamente per l’assistenza ai poveri.

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Giuseppe, quartogenito (1829-1875) interruppe gli studi, che proseguì più tardi diplomandosi in farmacia, per arruolarsi a 19 anni nel battaglione dei volontari che il Colonnello Cesare Rosaroll andava raccogliendo in Napoli. Col grado di Tenente partecipò il 13 maggio 1848 al combattimento di S. Lucia presso Curtatone e vi rimase gravemente ferito. Ebbero la stessa sorte il Colonnello Rosaroll e il Capitano Poerio. Nel giugno 1860 assieme ai fratelli Luigi e Filippo, e con 150 militi, corse ad Altamura per rafforzarvi il Governo Provvisorio, e il 14 aprile 1861 in Basilicata, a combattere la reazione borbonica.

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Filippo, ultimogenito, fu avvocato. Ebbe gli stessi sentimenti di libertà e di Patria che erano patrimonio ideale della famiglia. Morì in giovane età.

I cinque fratelli menzionati ebbero tutti famiglia propria. Dei loro figli maschi, unici viventi, e che risiedono in Corato sono: Pietro Grilli fu Luigi e Pietro Grilli fu Filippo.

Il primo è avvocato; fu discepolo caro a Giovanni Bovio. Di vasta cultura, ha esercitato brillantemente la professione a Napoli e a Bari. Oggi, ad ottantanni, gode il privilegio di un intelletto e di un cuore ancora giovani. Sopravvissuto da tempo ai suoi, vive in solitudine, con regola francescana; gli rimangono fedelissimi, e compagni preferiti, i libri.

Il secondo, gentiluomo, nel vero senso della parola, è agricoltore entusiasta e laborioso. Ha con competenza e saggezza amministrato ed accresciuto il patrimonio familiare e, con l’esempio, ha trasmesso ai figli l’austerità del costume e la dirittura morale che sono norme costanti della sua vita.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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