GIRONE ONOFRIO

La figura dell’avv. Onofrio Girone è di quelle che non possono essere dimenticate in una rassegna dei professionisti baresi affermatisi sullo scorcio terminale del secolo passato, e non solo per il contributo verace e fecondo offerto al risultato corretto del meccanismo della giustizia quanto per la sostanza etica posta a base di questo contributo.

Egli era, infatti, di quei professionisti che alla competenza specifica accoppiano una superiore concezione delle idealità che devono analizzare tutte le fatiche degli uomini.

Fu anche devotissimo alla famiglia e quando la morte immatura di colei che fa la compagna della sua vita infranse il ritmo dell’armoniosa vicenda della sua casa, egli seppe sostituirsi alla materna tenerezza perduta mantenendo vivo nel cuore delle sue creature il culto della memoria della morta.

Singolare uomo che non soltanto nella casa, ma anche nella vita portava quel senso di solidarietà umana che lo rese tanto bene accetto a tutta la cittadinanza e che egli sapeva rendere talvolta contagioso ed operativo di bene con l’esuberanza del suo carattere e con la trascinante potenza della sua voce!

Impetuoso egli era talvolta, ma sempre per evitare che un’ingiustizia fosse stata commessa, sempre per paralizzare una cattiveria od una sopraffazione.

Fu per questo accorato assorbimento delle cause altrui, fu per quest’abituale sostituzione della sua persona alla persona di coloro che a lui si rivolsero in cerca di difesa, che fu costretta ad abbandonare l’arengo penale al quale egli, per naturale elezione, si era votato subito dopo aver conseguito la laurea, e nel quale aveva conseguito successi luminosi.

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Nato il 1852 dal padre dott. Giuseppe e da Eulalia Affatati, di nobile famiglia pugliese, egli si era nutrito, nell’ambiente familiare che aveva un tono elevato per effetto della fortunata attività professionale paterna, di sentimenti nobili e d’amore allo studio.

Il padre, che era uno dei medici più accreditati del tempo voleva fare di lui un medico, ma egli, pur essendo figlio unico e quindi votato moralmente al mantenimento della familiare tradizione, volle studiare Legge; e, superati brillantemente gli studi secondari, si laureò a soli 20 anni presso l’Università di Napoli, iniziando immediatamente la sua attività professionale dello studio di Michele Marenghi, che in quell’epoca era il più famoso e colto avvocato penalista di Bari, e che lo circondò di paterna ed amorosa ammirazione.

Onofrio Girone, come abbiamo detto, si rivelò un efficace penalista, ma bramoso com’era di giustizia ed onesta e diritto com’era nello spirito, non poté perdonare a sè stesso l’errato convincimento di un’innocenza inesistente, e cangiò subito settore, dedicandosi con rinnovato fervore alla pratica dell’arengo civile nel quale la sua profonda cultura giuridica ed il suo intuito nativo gli preparò un nuovo e più chiaro successo.

L’episodio è ancora ricordato dai vecchi avvocati baresi: difendeva egli davanti la Corte d’Assise, un rapinatore assassino che gli pareva ingiustamente colpito dall’accusa. Forte di questa persuasione lo difese con tanto calore e con tanta forza persuasiva che riuscì a scappare ai giurati una sentenza d’assoluzione.

A disincantarlo ed a tormentarlo nella sua più profonda coscienza valse la visita che il neo liberato gli fece il giorno dopo accompagnando tale visita con l’offerta della metà del compendio furtivo.

Da quel giorno Onofrio Girone, che era un volitivo ed un uomo dalle decisioni ferme ed inderogabili, decise di cambiare metro e, dopo una breve pratica nello studio di Francesco Paolo Lattanzio, che era uno dei migliori civilisti baresi, affrontò le nuove responsabilità, riuscendo anche in queste prime fra i primi.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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