DE STEFANO FAMIGLIA

La famiglia De Stefano si trasferì da Cassano a Bitritto nel 1730, circa due secoli fa, allorquando una nipote del Vescovo Monsignor Giusti sposò un componente della famiglia De Stefano, che da allora dette inizio alle fortune del suo casato, attraverso l’operosità dei vari i discendenti.

Tuttavia questa nobile famiglia continuò a svilupparsi ed a fiorire, anche a Cassano, dove con Giuseppe De Stefano, vero gentiluomo di stampo antico e geniale innovatore nel campo dell’agricoltura, l’Azienda agricola domestica cominciò a prosperare. Nè il figlio Francesco, attualmente di 65 anni, volle raccogliere l’eredità paterna senza lasciare ad essa l’impronta del suo lavoro; perchè dove egli trovò qualche lacuna di carattere finanziario e tecnico; dove vide che occorreva portare miglioramenti o almeno riformare su una base di più reale e razionale modernità la tessitura patrimoniale avita, fu sempre pronto ad affrontare risoluzioni anche estreme, con criteri armonizzanti con le necessità impellenti del suo tempo.

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I dissodamenti in grande stile, senza ristrettezza di pregiudizi o di timori, furono sempre la sua passione. Da questi, egli trasse notevoli risultati di coltura intensiva e dì ricchezza duratura, sicchè quello suo è stato un compiuto programma basato sulla realtà dei tempi e per il quale oggi l’azienda De Stefano può giustamente andare di conserva con le migliorie del genere, specialmente per quanto riguarda la coltura del mandorlo, dell’olio e della vigna.

L’Azienda De Stefano, dispone di territori sia a Bitritto che a Cassano Murge. A Bitritto, sono circa settanta ettari di coltura specializzata in oliveti e mandorleti, mentre a Cassano Murge sono venti ettari di scelto vigneto.. Esempio davvero magnifico di attività agricola, tali tenute prosperano sia pel quanto riguardai metodi e mezzi di coltura, sia per l’efficienza del prodotto, sensibilmente migliorato, specie in questi ultimi anni.

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Le masserie Collone Campo, e Vicario appartenenti pur esse alla vasta azienda De Stefano, circondate da fitti ricchi boschi ad alto fusto (Francesco De Stefano è infatti un adoratore della coltura boschiva) comprendono nella loro giurisdizione terriera un’intensa coltura cerealicoìa, concessa a mezzadria, in piccoli lotti di 2 o 3 ettari ciascuno, per circa 30 mezzadri. Tale innovazione geniale per ottenere una più facile, redditizia e metodica divisione del lavoro e della conduzione di una cultura quanto mai delicata e complessa, venne introdotta dal Francesco De Stefano nel 1918, con sana visione di ciò che dev’essere l’entità produttiva di una ricca azienda abilmente condotta. Difatti, tale partizione affittuaria di gran parte del terreno dell’azienda, ha dato fin oggi risultati sorprendenti nell’interesse non solo dei sig.ri De Stefano, ma anche per quella dei mezzadri, ed ha indubbiamente contribuito ad incrementare con larga visione dei diritti e doveri del lavoro in genere, sia in Bitritto come a Cassano un più largo respiro dell’impiego della mano d’opera agraria, in periodi gravi di crisi e di disoccupazione.

Vasti pascoli arborati vengono mantenuti a conduzione diretta e vi eccellono in questi, ricchi allevamenti di ovini e bovini, con esemplari selezionati di prima classe, magnifici sotto tutti i punti di vista. In essi eccelle specialmente il tipo di razza bruna alpina (vacca lattifera) , di cui giustamente i De Stefano si ritengono allevatori privilegiati. Carattere precipuo del De Stefano, al quale il figlio Giuseppe dà quotidianamente l’ausilio di una collaborazione sapiente e volenterosa, è quello di una vera passione della terra, alla quale egli guarda come alla futura rivendicatrice del lavoro umano. Cosi gli son care le sorti della sua azienda, non per il contributo di ricchezza che da essa ricava, ma sopratutto per la più alta ragione umana della sua missione di lavoro e di benessere, cui son legate le sorti di molte famiglie agrarie.

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Soprattutto per tali considerazioni jl De Stefano combattette durante le annate del 20 e del 21 una strenua battaglia per la completa ricostituzione di tutti i vigneti della çontrada Conetto, su ceppo americano, con gravi sacrifici finanziari. Ma i suoi sforzi furono compensati ad usura con il rifiorire di lussurreggianti tenute dalle quali l’azienda ricava oggi due tipi di vino, che son celebrati dovunque, e cioè il primitivo di Gioia e l’aleatico.

Ecco dunque innestarsi sulla nobiltà del lavoro e della perfetta produzione agraria con oliveti onusti e famosi esemplari di bestiame, con verdeggianti vigneti e grandiosi fabbricati rurali: il tutto sotto il nome di una prospera azienda, alla quale sorride la gioia ed il benessere.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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