BOSCIA VITO

Giuseppe Boscia è un’altra di quelle figure appartenenti alla eletta schiera dei forti e benemeriti agricoltori della nostra Provincia che ha legato il suo nome al periodo di rinnovamento e di trasformazione della nostra agricoltura, precedente all’avvento del Regime.

Nacque in Gioia del Colle il 1842 e dedicò la sua lunga esistenza alla pratica del più assiduo lavoro ponendo tutte le sue energie al servizio della sua vasta azienda terriera, notissima fra le tante che non soltanto in Terra di Bari, ma anche in Puglia vantano primati incontrovertibili.

Quest’azienda egli seppe infatti portare ad un grado di perfezionamento tale da essere citata ad esempio nell’ambito delle proprietà rurali, avendovi apportate radicali innovazioni sia per il modo di conduzione, sia per le coltivazioni le più svariate.

Ebbe una numerosa prole: dieci figli di cui 5 maschi e 5 femmine.

Eccetto uno, il dott. Marzio Antonio, che si diede al libero esercizio della medicina, gli altri quattro seguirono le orme paterne e divennero anch’essi agricoltori esperti e capaci.

Il cospicuo patrimonio del padre, valutato a circa un milione di lire, fu diviso fra tutti i figli che continuarono a svolgere con ammirevole costanza, la stessa opera proficua ed accorta del loro genitore, sì da renderla vieppiù redditizia e prosperosa.

Vito, uno dei cinque fratelli, creò per suo conto un’azienda agricola che in breve volgere di tempo si sviluppò a meraviglia. In essa egli preferì coltivare grani e viti che fiorirono in modo sorprendente dando risultati superiori ad ogni aspettativa.

Vito Boscia aumentò mano a mano il suo patrimonio ed acquistò in contrada « Coticcio » 25 ettari di terreno che trasformò parzialmente in mandorleto. Anche in questa nuova zona le migliorie apportate contribuirono a rendere più fertile l’appezzamento. In altri poderi di sua pertinenza, e specie in quello denominato « Le Reni » operò una completa trasformazione di coltivazione piantando un grande vigneto con annesso fabbricato rurale.

A « Magnate » estese la piantagione del mandorlo e dell’ulivo, che gli fruttarono cospicui raccolti.

In tutta questa sua attività tendente a locupletare la sua vasta azienda, egli fece da solo e senza l’ausilio di altri.

Nella Battaglia del Grano egli conquistò un premio per le medie aziende, dimostrando così di rispondere compiutamente al comando del Duce, preoccupato solo di contribuire con qualunque sacrificio al raggiungimento dell’autarchia nazionale.

Certo questo nostro agricoltore che conosce il patriarcale amore alla casa ed alle numerose figliolanze, ha saputo penetrare il segreto della vita, legando la sua esistenza alle alterne vicende dell’agricoltura, cui va dando le sue più appassionate fatiche.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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