BONOMO LORENZO

Il generale medico Lorenzo Bonomo fu uno di quegli esseri singolari che trassero dalla loro tenacia volitiva e dalla loro autodisciplina morale ed intellettuale le ragioni delle proprie luminose affermazioni nel campo professionale, nel campo familiare e nel campo spirituale.

Nato ad Andria il 4 ottobre 1857 da Vincenzo, modesto commerciante trasferitosi colà dalla nativa Lucania e da Angela Di Rienzo, egli completò gli studi secondari con successo e si iscrisse alla Facoltà di Medicina della Regia Università di Napoli ove manifestò a chiare note il suo attaccamento agli studi preferiti, la sua fervida intelligenza, la sua gentilezza di modi.  

Testimonianza di queste sue qualità è la lusinghiera designazione che lo investì subito dopo aver conseguito la laurea con lode: quella di assistente effettivo della Regia Clinica Dermosifilopatica dell’ Ateneo Partenopeo.

Col celebre professore De Amicis, direttore di questa Clinica, rimase due anni circa confermando il suo sviluppato senso medico, il suo amore per gli studi scientifici, la sua toccante signorilità.

Nel 1884 diventò sottotenente medico effettivo e nella nuova elezione riuscì ben presto a soverchiare tutti i suoi colleghi che lo rispettarono subito come maestro.

I primi anni della carriera militare non furono pel nostro anni d’inerzia burocratica; furono invece anni di fervida attività scientifica e tecnica al servizio dell’Esercito e dei suoi settori assistenziali e sanitari.

Divise la pratica degli ambulatori e degli ospedali militari della Capitale ove fu di stanza con la frequenza assidua della Clinica Chirurgica della Regia Università di Roma in allora diretta dal famoso prof. Durante.

Assistente militare di questa Clinica, gli fu possibile seguire da vicino gli accorgimenti tecnici del grande operatore e scaltrirsi nell’arte chirurgica nella quale doveva più tardi diventare maestro.

Scrisse in quel tempo (Biennio 1894-1896) molte pubblicazioni d’indole sperimentale e scientifica che gli valsero l’attenzione dei competenti e quindi la nomina a insegnante titolare di traumatologia di guerra e medicina operatoria nella Scuola di Applicazione di Sanità Militare di Firenze dal 1897 al 1910.

In questo lungo periodo di attività intensa, tutta dedicata all’insegnamento ed alla ricerca scientifica, portò a compimento tutti i suoi studi e le sue ricerche di traumatologia di guerra, di balistica, di anatomia chirurgica, in gran parte contenute nei volumi delle Lezioni di Medicina Operatoria e Traumatologia di Guerra alla Scuola di Firenze, in parte pubblicate in memorie particolari, in parte anche inedite. Fu pertanto promosso maggiore medico per merito eccezionale e passò a dirigere gli Ospedali Militari di Ravenna (1911), Chieti (1911-13), Bari (1913-15).

Durante la grande guerra fu mobilitato nel 1915 come colonnello direttore di Sanità dell’XI Corpo d’Armata. In questa sua funzione applicò per primo sulla fronte italiana la vaccinazione anticolerica fra le truppe del suo corpo d’armata durante la prima infezione colerica e riuscì ad isolare il morbo ed ad arrestarne il contagio.

Nel dicembre 1915 fu nominato Direttore di Sanità della III armata e subito promosso maggior generale per merito di guerra. Fu nello stesso tempo consulente chirurgo della III Armata.

Nel febbraio 1917 fu assunto alla carica di Ispettore Generale Medico dell’Esercito Mobilitato. Dalla stessa data occupò sino al termine della guerra la carica di Presidente della Commissione Ispettiva di Profilassi.

Fu capo della delegazione italiana alle conferenze interalleate di chirurgia di guerra a Parigi. In tale qualità partecipò sempre attivamente, come relatore ufficiale per l’Italia, a tutte le riunioni, portando il contributo di studi originali tutta la sua profonda esperienza di traumatologia militare.

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Dopo la smobilitazione dell’Esercito fu nominato Ispettore Capo di Sanità Militare e promosso Tenente Generale Medico. Tenne la carica fino al 1921, lottando in difesa del Corpo Sanitario Militare che le tendenze prevalenti in quel tempo volevano sopprimere o snaturare. Si ritirò volontariamente dal servizio attivo per assumere qualche tempo dopo la carica di Presidente della Commissione Medica Superiore per le pensioni di guerra, che tenne sino a pochi giorni prima della sua morte.

Dopo il suo allontanamento dal servizio attivo, occupò le cariche di consigliere e poi di Presidente del Consiglio Provinciale di Bari. Da quel posto si occupò intensamente dei problemi sanitari della provincia ed in particolare della questione ospedaliera di Bari, nella quale si orientò per primo e solo per la costruzione del grande policlinico oggi in via di costruzione, della lotta antitubercolare, ancora affidata alle iniziative private, promovendo – fra l’altro – in Trani, con il contributo di generosi benefattori, la costruzione del primo Istituto di Profilassi Sociale « Alfredo Ferrara», inaugurato da S. M. il Re pochi mesi dopo la sua morte. Si occupò in modo particolare del problema manicomiale, ancora oggi insoluto, e lo avvio verso la completa soluzione, che venne però frustrata dalle vicende politiche contrarie.

Sostenne con la sua forte fede nel sicuro domani l’istituzione della Università a Bari. Nelle riunioni che in quell’epoca si tennero a Bari con il concorso di tutte le rappresentanze della Puglia e della Basilicata e sulla stampa quotidiana affermò e dimostrò, da solo, che la prima facoltà da istituire doveva essere quella di medicina la quale soltanto, con l’universalità del suo insegnamento, poteva dare alla nuova Università la possibilità di essere un centro di attrazione degli studenti stranieri e di espansione culturale in Oriente.

Fu veggente nel sentire e presagire, agli albori del Fascismo, il rapido divenire; di Bari e della Puglia, mentre gli uomini politici di quel tempo, nelle relazioni ufficiali sottoposte alla approvazione degli Enti, proponevano solo la istituzione, nella nuova Università, di una scuola superiore di agraria e di chimica industriale.

Nella nuova Università tenne, fino alla sua morte e assai degnamente, l’insegnamento di medicina operatoria.

Esercitò largamente la professione e dedicò la maggior parte di questa attività ai poveri, specialmente negli ospedali di Andria e Trani.

Socio della Società Italiana di Chirurgia, socio onorario del Reale Collegio dei Chirurghi di Edimburgo.

Rappresentò il Corpo Sanitario Militare ai Congressi Internazionali di Medicina Militare di Mosca (1897), Parigi (1900), Norfolk (Stati Uniti d’America, 1907).

Per le sue benemerenze nella organizzazione dei servizi sanitari dell’Esercito fu insignito della Commenda della Legion d’Onore, della Commenda dell’Ordine del Bagno, del titolo di Cavaliere Magistrale del Sovrano Ordine Militare di Malta.

Fu decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia con la seguente motivazione:

« Nella carica di Generale Ispettore Medico per l’Esercito mobilitato e di consulente generale, come nell’opera svolta quale delegato alle Conferenze interalleate di Parigi, e quale Presidente della Commissione ispettiva di profilassi, accrebbe di nuovi titoli e larghe benemerenze già acquistate nella organizzazione dei servizi sanitari e chirurgici da campo e nella profilassi presso le grandi unità.

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In ogni funzione diede sicura prova di competenza, di alto intelletto, di alte iniziative, di valore e di serena abnegazione aggiungerlo alla sua chiara fama scientifica il merito di preziosissimi servizi resi all’Esercito.

Zona di Guerra, luglio 1915 – novembre 1918 ».

Dedito agli affetti familiari, egli seppe inculcare nei suoi figli il senso del dovere amore agli studi, sicchè quando la morte lo colse, egli sapeva di lasciare nei suoi rampolli i degni continuatori della sua operosità, della sua sapienza professionale, della sua dirittura morale.

Particolarmente il figlio Vincenzo aveva ereditato in pieno le virtù di lui e ne aveva tratto talento per affermarsi, ancor giovane, nel campo chirurgico.

Per molti anni assistente ed aiuto nella Clinica Chirurgica della nostra Università, egli oggi è uno dei più accreditati chirurghi della Regione Pugliese.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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