BISCEGLIA MICHELE

Michele Bisceglia fu avvocato insigne, giurista profondo e cittadino esemplare, la cui scomparsa determinò in Trani, che per circa quarant’anni l’aveva cordialmente ospitato, un vuoto incolmabile.

Nato a Terlizzi il 1847 da famiglia di agricoltori si diede allo studio delle belle lettere, aiutato da uno zio arciprete che ebbe per lui cure paterne.

I suoi maestri furono due coltissimi sacerdoti terlizzesi, Ferdinando Fiore e Domenico Mastrorilli, i quali ebbero non poca parte negli orientamenti del suo abito morale e della sua passione agli studi.

Laureatosi a Napoli, con segnalazione di lode, partecipò ad un Concorso per magistrato ed entrò trionfalmente nella famiglia giudiziaria, conseguendo meritate distinzioni per la sua dottrina e per la sua saggezza. Fu Sostituto Procuratore del Re a Foggia e poscia Procuratore del Re a Bari, circondato sempre da estimazioni e da cordialità universali.

A Lucera, ove era capitato per ragioni del suo ufficio, conobbe Emilia Pitta, figlia e sorella di due grandi giuristi e umanisti, Giulio ed Eugenio Pitta, di ottima famiglia lucerina, famiglia nota pel suo tradizionale patriottismo e per la dimestichezza abituale con la cultura.

***

A 36 anni lasciò la magistratura e si stabilì a Trani, ove si diede all’esercizio della libera professione, ch’egli sentì come un vero sacerdozio, porgendo ad essa preziose fatiche ed intense vibrazioni spirituali, e lasciando nella Curia tranese, Pantheon della cultura giuridica pugliese, un ricordo incomparabile. Fu per un ventennio Presidente del Consiglio dell’Ordine di quella Curia, dando all’importante organismo professionale costante interessamento, opere affettuose e feconde, passione ardentissima.

Michele Bisceglia partecipò infatti a non pochi processi celebri, avendo a compagni molte volte i più noti avvocati del Foro meridionale fra cui Manfredi e Porzio. Lo stesso compianto ed illustre Enrico Pessina lo prescelse come suo avvocato.

Il processo per il fallimento della Banca Diana e quello ancor più celebre contro il tenente Modugno, accusato di aver ucciso la moglie Cenzina Di Cagno, lo ebbero come patrono diligente, competente ed appassionato.

Questa sua attività singolare professionale sollecitò intorno a lui un coro di fervidi consensi che si appalesarono compiutamente, in occasione della sua morte, che lo colpì in Trani il 18 aprile 1921.

Per tale luttuosa circostanza il Consiglio dell’Ordine si riunì d’urgenza e deliberò solenni onoranze funebri, che culminarono nel trasporto della salma nella sala del Consiglio stesso.

La partecipazione di tutta la cittadinanza tranese al lutto dei famigliari del compianto avvocato è testimoniata dalla solenne commemorazione ch’ebbe luogo in Trani il 12 giugno 1921 nell’aula della Corte d’Assise.

Fu grande avvocato, cittadino esemplare e fu padre amoroso e ai figli suoi che educò agli studii severi ed alla rettitudine, dedicò la sua vita. Il figlio suo Vincenzo, laureatosi a Roma nel 1925 con una tesi sul Contratto di Lavoro dichiarata degna di pubblicazione, ha dimostrato di volere rinverdire le paterne tradizioni.

***

Nella commemorazione, l’avv. cav. De Bartolo così parlò del compianto avvocato:

« Laureatosi in Giurisprudenza, Michele Bisceglia, fece pratica di avvocato in Napoli, e poi, in seguito a concorso, entrò in Magistratura: e vi stette con competenza ed integrità per più anni, quale aggiunto giudiziario e quale sostituto Procuratore del Re. E del Magistrato conservò sempre la imparzialità e la visione obbiettiva dei fenomeni giuridici. Di Michele Bisceglia, sostituto Procuratore del Re, restano le oneste e brillanti requisitorie.

Studiavo liceo a Bari e ricordo i giudizi molto lusinghieri sul suo conto, dati da colleghi ed avvocati, ed ho ancora nell’animo, vibrante di commozione, il ricordo della sua fama, che era gloria del mio paese; ricordo legittimo, naturale, immanente; come naturale e costante ed orgoglioso è il nostro rapporto con la terra ove siam nati, e che rinverdisce nelle nostre ore prossime al tramonto, col crollo di tutte le illusioni, quando unica cosa salda ed eterna resta la terra ove si produsse il nostro primo palpito, ed alla quale vorremmo restituire l’ultimo, l’uno e l’altro come proprietà della stessa.

Dalla Magistratura passò all’avvocatura, come ad esplicazione di missione affine: « Concorrere insieme (diceva egli, Presidente dell’Ordine degli Avvocati, nel 1916, dando un saluto ad un colto Magistrato che partiva), ciascuno per la propria via, alla retta amministrazione della giustizia, lungi dall’essere una frase vuota di contenuto, costituisce la comunanza dello scopo della Magistratura e dell’avvocatura, e la comunione delle due classi concorrenti ad un unico nobilissimo fine ». Con questi intendimenti egli entrò nell’arringo forense; egli continuava il concetto e la tradizione della toga, affermazione del diritto, sia sotto forma di sentenza, che di richiesta o di conclusione.

E venne ad esercitare l’avvocatura in Trani, città ricca di tradizioni giuridiche, che vanno dai primi Ordinamenti del Mare, alla gloriosa nostra Corte di Appello, della quale è nostro debito di onore di celebrare il centenario. La promessa è sua, dell’illustre estinto, non adempiuta, perchè il centenario cadeva nel periodo bellico, ed egli sentì la sconvenienza di celebrare una festa in mezzo al dolore della Nazione. Ora che è ritornato il ritmo normale della vita e, s’impone, anzi, una fioritura di sani ideali, Trani non dovrebbe dimenticare le sue salde glorie, gli ordinamenti marini, e la Corte di Appello; e dovrebbe agli uni e all’altra dare ampia e degna sede nell’erigendo Palazzo di Giustizia. Qui dunque, in mezzo a tante ricchezze di tradizioni giuridiche, ove le affermazioni di diritto furono chieste da avvocati come Festa, Quercia, Palumbo, Ugenti e tanti altri sommi, e pronunziate dai Miraglia, Mirabelli, Alianelli e da tutta la pleiade di giuristi, succedutisi nell’amministrazione della giustizia fino alle contemporanee illustrazioni scientifiche che abbiamo al sommo della nostra Magistratura, e che non nomino solo per non offendere la loro modestia; qui, ove il buon senso giuridico è natura e difesa del buon popolo di Trani, qui venne Michele Bisceglia, or sono 41 anni, ad esercitare l’avvocatura. E venne ricco di studi, di probità, di ideali; saturo di sensi di giustizia, al trionfo della quale per parecchi anni aveva collaborato, e si trovò oltre che nella eloquenza delle voci del passato, in quella degli illustri colleghi contemporanei. E vi stette con onore, e fu subito classificato tra i primi. E si distinse specialmente nell’arringa penale ».

E più oltre:

« Michele Bisceglia fu, a mio modesto avviso, il più ricco in scienza giuridica, intesa come ora ho detto; sentì ed applicò in sommo grado la missione d’avvocato. Egli conobbe di ogni causa tutta la struttura, l’organizzazione del fatto, usando intelletto forte di analisi e di sintesi, e così si procurò la conoscenza completa del fenomeno storico, nel quale si annidava il diritto; e questo poi scopriva con intuito, per forza di ingegno, e con tutti i mezzi di perfezionamento della scienza del diritto; in modo che la tesi da sostenere diventava parte del suo organismo intellettuale, funzione del suo sistema nervoso; e sgorgava, quindi, spontanea, cristallina, limpida, persuasiva in un eloquio fiorito di ogni vezzo oratorio. E si sciupava, proprio come i grandi artisti, dopo una forte sensazione: non già per aver recitato, ma per aver tratto con la potenza del suo ingegno e della sua parola, dal fatto, l’argomento, e da questo la persuasione per sè e per l’uditorio.

Chi volesse imitare il suo stile soltanto, romperebbe la unità fra la funzione e l’organo. Michele Bisceglia era lui e non altri, nel sentire, nell’apprendere, nel parlare; era una figura completa di avvocato.

Ogni discorso, ogni frase di Michele Bisceglia, era l’impressione di una ponderata e ben formata elaborazione intellettuale, aveva il suo organismo, la sua armonia, la sua finalità e raggiungeva quasi sempre lo scopo. Le affermazioni del suo ingegno, della sua cultura, del suo carattere sono disseminate negli atti dei Consigli del Comune di Trani e della Provincia e della Giunta Provinciale Amministrativa; nelle tante sue allegazioni del Consiglio dell’Ordine, ove per tanto tempo è stato presidente; nell’opera continua, diuturna, spesa sempre per il trionfo del diritto.

Michele Bisceglia fu Consigliere Provinciale, fece parte della Giunta Provinciale; Consigliere comunale a Trani, nella tempestosa tornata del 29 settembre 1886, pronunziò le seguenti memorabili parole: « Quantunque non ho avuto i natali in questa città, purtuttavia sento per essa sentimenti di vivo affetto, e sono dolente che in questo Consiglio, tenuto sempre in alta estimazione, si siano sollevate questioni personali, ponendo in seconda linea l’adempimento del mandato ».

Alte ed elette erano le doti di mente del Comm. Bisceglia. « Tutti noi, così disse di lui il Sen. Mosca, allora Presidente della Corte di Trani, tutti noi che abbiamo conosciuto e sentito discutere il Comm. Bisceglia, ammiravamo in lui ingegno lucido e acuto, intuizione pronta, cultura giuridica vasta e soda, equilibrio ed equanimità di giudizio.

Bastava avvicinarlo per convincersi come Egli avesse un cuore d’oro e sentisse vivamente la pietà e la indulgenza per le miserie, le debolezze e le sventure umane, specialmente se non addebitabili a vizi o a colpe, e sentisse come nelle traversie e nelleburrasche della vita, l’unico porto in cui possa trovare quiete l’anima umana è la bontà e come il maggiore compiacimento che l’uomo possa provare è quello di fare del bene e di farsi volere bene nella famiglia, nel paese, nella società. La sua grande bontà traluceva dagli occhi sempre dolci e sereni e dalla parola sempre cortese e affettuosa ».

Questi è l’uomo che i suoi concittadini e i tranesi rimpiangono ancora.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

Edizioni Giuseppe Laterza srl
Bari, piazza Umberto I n.29 – Tel. 345 623 6207 – Email info@edizionigiuseppelaterza.it

Consulta la pagina dedicata sull’edizione storica: