AMATI FAMIGLIA

Questa famiglia che ha legato il suo nome alle grandiose trasformazioni agrarie nel tenimento di Cisternino e nel contiguo agro di Fasano, trae le ragioni della sua spirituale nobiltà dalla dimestichezza che i suoi migliori esponenti hanno avuto con le attività culturali ed ecclesiastiche. Vissuta prima del 1600 a Napoli, essa compare dopo questa epoca a Taranto e, successivamente, nel 2. cinquantennio di tale secolo, a Cisternino ove si stabilisce definitivamente alternando l’amore per gli studi all’amore per la terra.

E’ il tempo in cui tutto il Mezzogiorno d’Italia è influenzato dalle incipriate galanterie che sorte e create dalle amanti dei Re di Francia, dilagano in Ispagna e quindi alla Corte Borbonica; è il tempo degli abati svenevoli e cicisbei, dei cavalieri imparruccati e delle dame frivole e smidollate. Le provincie del Napoletano e particolarmente quelle pugliesi resistono a queste invadenze manieristiche ed esotiche raccogliendosi intorno ai vetusti focolari, alla cui ombra si sono sviluppate le grandiose trasformazioni terriere della modernità, alla cui ombra il senso umanistico della vita ha trovato i suoi illuminati cultori.

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Anche gli Amati reagiscono con le virtù native della stirpe, a queste corruzioni del costume dedicandosi alla piantagione degli ulivi e dei mandorli, creando ampie fattorie, un sussidio alle loro vaste tenute appoderate, ai loro allevamenti bovini ed equini; dedicando allo studio del giure e della teologia le loro migliori giornate.

Prolificano quindi fra questi esponenti della migliore nostra borghesia terriera moltissimi professionisti; un giurista famoso; un forte latinista: Domenico Amati; moltissimi ecclesiastici.

La famiglia irrobustisce man mano il suo patrimonio e persiste nella sua ansia di partecipazione alla rinascita morale ed economica della Terra Pugliese; ed è così che quando questo patrimonio è ereditato da Raffaele Amati, nonno dell’attuale erede di tanta nobile tradizione, Nicola, non soltanto presenta i caratteri della maggiore produttività, ma anche quelli della complessità di cultura.

Raffaele Amati, anch’egli appassionato agricoltore, non si ferma alle conquiste raggiunte dai suoi antenati, ma continua nell’aspro combattimento contro l’accidia della roccia e trasforma, in quel di Cisternino e di Fasano, altre impervie zone di sua proprietà ricavandone vigneti ed oliveti che diventano il migliore orgoglio della famiglia.

Don Raffaele Amati che morì il 2 novembre 1905, lasciò un suo degno continuatore nel figlio Luigi che fu anch’egli un appassionato agricoltore e che portò nuovi ingrandimenti e nuovi miglioramenti alla proprietà famigliare seguendo criteri affatto personali nei quali incidevano la sua indiscussa competenza tecnica, la sua cultura e la sua saggezza di amministratore.

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Ottimo governante del suo patrimonio don Luigi Amati fu prescelto a guidatore dell’Amministrazione Comunale di Cisternino e quindi fu eletto Consigliere Provinciale pel Mandamento di Locorotondo che per oltre 25 anni lo ebbe come rappresentante al massimo consesso della Provincia di Bari. Fu anche Consigliere del Banco di Napoli e insignito di onorificenze cavalleresche per le sue pubbliche e private benemerenze. Don Luigi Amati sposò la nobile signorina Emerenziana Miani di Polignano a Mare: da questo matrimonio nacquero Nicola che sposò la gentile signorina Antonietta Cantore, figlia del Marchese Luigi dei Baroni di Castelforte; Filomena vedova dell’avvocato e giurista Nicola Framarino dei Malatesta di cui ci occupiamo in un capitolo di questa rubrica; Rosa, maritata all’avvocato Cesare Lamberti di Bari; e Fulvia, maritata al cav. Luigi Bianchi di Fasano.

Nicola Amati è chiamato ben presto a guidare la sorte del patrimonio famigliare, ed in questa missione affidatagli dal destino mentre la giovinezza si va ancora rassodando nelle sue fibre salde ed agguerrite, egli porta il buon senso ereditato dagli avi, l’amore alla terra, la dirittura del carattere. Le tenute da guidare ed amministrare sono parecchie; culmina fra queste la masseria « Gianecchia» il cui maestoso fabbricato affacciato sul mare di Fasano fu costruito prima del 1713 da Nicolantonio Amati, protonotario Apostolico e Arciprete di Cisternino. Vengono poscia le tenute « Capece » e « Volpe » in territorio di Cisternino e Fasano e la tenuta « Montereale » negli agri di Cisternino ed Ostuni.

Nicola Amati si dedica con vigore ed ardore di neofita a conservare ed a migliorare le sue terre: gli oliveti arcisecolari piantati dai suoi avi hanno, per virtù di lui, i loro fratelli più giovani; i mandorleti si accrescono di nuove foltissime chiome verdi; i fabbricati rurali hanno nuove e moderne comodità.

Ma dove Nicola Amati eccelle sovra gli altri proprietari terrieri della terra pugliese, è nel campo della silvicultura. Egli è infatti di quei pochi che guardano al bosco come alla fonte sicura di salute e di ricchezza e che affrontano qualsiasi sacrificio pur di vedere locupletato il patrimonio silvano nazionale.

Questo attaccamento alla sorte del bosco lo porta a ringiovanire il vetusto querceto che sorge sulla collina di Giano, che conobbe i riti solenni e guerrieri della latinità e che dilaga per le colline all’ombra delle quali si sviluppa il complesso agrario della tenuta Gianecchia; lo porta a creare nuovi boschi in zone collinose da lui acquistate in continuità con i suoi poderi.

Un’altra attività tiene preoccupato e vigile il nostro: quella che è connessa allo sfruttamento delle famose cave di pietra liquida marezzata di occhielli rosei che, dalla contrada che la ospita è denominata appunto « Gianecchia ». Questa cava è fra le più antiche della nostra terra: le prime operazioni di ricaccio e di taglio furono infatti iniziate verso il 1400. La cava che oggi è sfruttata da due secoli gitta sui mercati nazionali ed internazionali una pietra durissima che si presta alla levigatura ed alla lucidatura, richiesta dagli ideatori e dai costruttori dei nuovi edifici pubblici e privati che, appunto dalle diversità del materiale utilizzato nei prospetti, ricavano le armonie di volumi e di effetti, che caratterizzano l’architettura novecentesca.

L’amore alla terra non ha vietato a Nicola Amati di accettare le cariche pubbliche che gli sono state offerte in grazie alle sue qualità di saggio amministratore e dinamico iniziatore di provvidenze agrarie.

Egli è stato infatti Sindaco di Cisternino dal 1911 al 1914; componente di parecchie commissioni agricole e sindacali prima nella provincia di Bari, fino a quando i Comuni di Cisternino e di Fasano sono stati compresi in tale provincia, e poi nella provincia di Brindisi col passaggio di questi comuni ad essa.

E’ stato anche membro del primo Consiglio dell’Economia di Brindisi nella Sezione Agricola e Forestale ed attualmente è Rettore dell’Amministrazione Provinciale di Brindisi.

Così questo gentiluomo rurale alterna alle cure dei suoi beni, nei quali ogni tanto il dissodatore toglie dalla custodia secolare lembi di mosaici ed elmi di guerrieri, le cure dei pubblici interessi e, se lo incontrate fra gli ulivi della sua masseria di « Gianecchia », ove egli ha fissate le testimonianze della sua sete di bellezza, ovvero nei suoi boschi battuti dai venti dell’Adriatico, egli vi parlerà delle sue culture intensive ed arboree, vi parlerà dei suoi allevamenti equini e bovini, e vi guiderà verso gli opifici oleari collaterali delle sue tenute olivetate, e vi presenterà con orgoglio i suoi quattro figliuoli, alcuni dei quali sono già addottorati e prestano all’organizzazione Universitaria Fascista le loro virtù organizzative e le loro abilità sportive.

Continua quindi in questa tipica famiglia signorile pugliese che nel suo stemma ha un pellicano, simbolo della carità e dell’altruismo portati fino alle più estreme rinunzie, la tradizione della purezza del costume, della passione agricola, della nobiltà del sentimento.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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