LO SPORT NON E’ DI POCHI MA PER TUTTI

A tutti i livelli è riconosciuta l’alta funzione del fenomeno sportivo ed il rilevante effetto che produce sullo sviluppo delle attività economiche, dell’integrazione e della coesione sociale, oltre che dell’educazione dei giovani.

Lo sviluppo dello sport in Italia si è realizzato sia mediante la valorizzazione delle attività di tipo agonistico sia con l’aumento del numero complessivo di fruitori.

A livello locale la partecipazione sportiva è molto elevata se consideriamo come sport anche le attività fisiche del tempo libero, degli sport all’aria aperta, unendo la pratica sportiva ad una maggiore attenzione all’ambiente ed alla salute.

Raggiungere livelli di attività fisica sufficienti al fine di indurre benefici in un’ampia fascia della popolazione resta una sfida per la salute pubblica. Secondo un modello socio-ecologico, la strutturazione dell’ambiente in cui si è immersi è un fattore importante per l’attività fisica e rappresenta un approccio più duraturo al fine di aumentarne la quantità rispetto a brevi programmi di intervento mirati.

I percorsi pedonali, le piste ciclabili, le aree di verde attrezzato sono tipologie di impianti che soddisfano la crescente domanda di attività motoria orientata a ridurre lo stress ed aumentare i momenti socializzanti ma non ne rappresentano, da sole, soluzione al problema sedentarietà che richiede massicci interventi educativi, nelle scuole sin dalla prima infanzia, innanzitutto, e in tutti i contesti di vita quotidiana, sui luoghi di lavoro, nelle agenzie ed organizzazioni socio-educative informali e per tutte le fasce di età.

 Come freno per l’attività fisica si pone lo scarso tempo a disposizione sia per gli adulti che per i giovani una carenza educativa centrata sulla corporeità e l’unicità del benessere psico-fisico. Altri ostacoli sono la mancanza di interesse, i motivi economici o di salute. La scarsità della pratica si manifesta ancora di più nelle fasce di età degli adulti e degli anziani.

Resta evidente in ogni caso per fasce d’età maggiori che è la salute il motivo principale per cui si svolgono attività fisiche.

L’attività fisica può svolgersi in vari ambienti, durante il tempo libero, a scuola, a casa durante la giornata. Tuttavia, mantenere livelli adeguati di attività fisica sta diventando sempre più difficile. Basti pensare che in Europa, circa un terzo degli adulti è infatti fisicamente inattivo e in Italia questa percentuale sale in modo vertiginoso. La mancanza di attività fisica è strettamente collegata al sovrappeso e all’obesità, in maniera drammatica nell’età infantile e, di conseguenza, espone le popolazioni a diverse malattie ed a rischi per la salute oltre che offrire una previsione nefasta sul futuro delle condizioni di salute dell’intera società.

Tra i fattori più rilevanti che producono scarsa partecipazione alle attività motorie e all’abbandono della pratica motorio-sportiva va compresa il limitato impegno orario di attività motorie previsto nelle scuole e visto che l’Italia è ultima tra i Paesi europei per il numero di ore dedicate all’educazione fisica.

Sono risaputi e confermati nelle ricerche scientifiche i rilevanti benefici dell’attività fisica sulla salute delle persone da qualsiasi età. Viene specificatamente confermata l’importanza dell’attività fisica nella terza età sia per il mantenimento di una buona qualità di vita generale, sia per la prevenzione e la cura di determinate malattie. Il progressivo aumento dell’età media della popolazione, infatti, rende la pratica dell’esercizio fisico un intervento necessario volto alla prevenzione nonché al mantenimento di un’autonomia di movimento al fine di limitare gli effetti negativi, biologici ed anche psicologici, indotti dall’avanzamento dell’età e così garantire quello che viene definito succesfull aging. Una qualunque pratica socio-economica, frutto di politiche per l’invecchiamento attivo, non può non considerare l’educazione al movimento di tutte le fasce di età in una prospettiva di educazione continua “long life learning”.

Questi significativi risultati positivi per il benessere bio-psico-sociale si possono conseguire solo attraverso la regolarità e la continuità della pratica sportiva, che deve essere considerata come espressione di un corretto stile di vita quotidiano. Che lo sport migliori la qualità della vita anche dei disabili è ugualmente riconosciuto, e gli effetti positivi dell’esercizio fisico sono infatti ampiamente documentati.

La crescente fascia di persone (disabili, anziani, stranieri ecc.) interessate alla pratica sportiva possono essere valorizzate negli ambiti locali con specifiche attenzioni nella consapevolezza che lo sport può diventare mezzo di integrazione sociale e di promozione della tolleranza.

Lo sport esalta le capacità di ogni praticante, senza distinzioni di razza o sesso, offrendo pari opportunità all’interno delle competizioni, favorendo coesione tra diverse etnie, culture o estrazioni sociali e promuovendo una conoscenza di sé e dell’altro tale da ridurre il pericolo di fenomeni di razzismo e discriminazioni. Rappresenta in tal modo un grande strumento di integrazione, inclusione e coesione sociale, rieducazione e di promozione del benessere e mantenimento dello stato di salute.

In questo senso lo Sport, tutte le Attività Motorie, rappresentano un sistema di intervento rivolto veramente a tutti, per questo definito “adattato” ad ogni forma di bisogno bio psico sociale, cosa che in tutta Europa, ma anche oltre oceano e nel continente asiatico ed africano prende il nome di “AFA” Attività Fisica e Sportiva Adattata (APA – Adapted Physical Activity). Una delle esperienze più note è quella di Nelson Mandela che prevedeva lo sport come strumento di emancipazione, educazione e lotta alle discriminazioni raziali a partire dal continente africano. 

La nostra regione, la Puglia, si è persino dotata di una Legge Regionale (la n.14 del 2017) per concretizzare attivamente questa linea di indirizzo delle Attività Fisiche Adattate con lo scopo di garantire anche standard qualitativi dei servizi e di poterne certificare l’adeguatezza con il fine di evitare forme di improvvisazione assolutamente deleterie in un ambito importante e di così vaste proporzioni sociali.

La rilevanza sociale ed economica dello sport porta alla creazione anche di nuove opportunità per le professioni sportive, che opportunamente specializzate possono creare nuova occupazione anche nell’indotto. Con specifici sistemi formativi, che vedono coinvolti vari livelli di istruzione (dai Licei sportivi alle Università delle Scienze Motorie e Sportive) si vanno affermando nuove specializzazioni e quindi nuove figure professionali, come quelle che si occupano della gestione degli impianti e degli eventi sportivi, della fornitura di servizi, della gestione delle società sportive. In realtà questa serie di nuove professioni ha avuto riflessi rilevanti nelle strutture dei servizi per le attività motori e nello sport professionistico, che è auspicabile che si estendano anche all’associazionismo ed al no profit sportivo.

La rilevanza sociale ed economica del fenomeno sportivo implica una forte azione per preservare e sviluppare i valori tradizionali e più genuini dello sport, cogliendone in positivo le potenzialità. Occorre mettere particolare attenzione a prevenire nello sport ogni forma di violenza o di aspetti deteriori (come doping, emarginazione, ecc,,) diffondendo la sana educazione sportiva, basata sul confronto leale ed il rispetto delle regole, delle diversità fisiche e culturali.

Resta evidente che per mantenere nello sport i suoi valori educativi di civiltà e fratellanza le istruzioni scolastiche, da quelle di base a quelle universitarie, rappresentano un terreno di intervento ed investimento privilegiato.

Attraverso le istituzioni scolastiche si possono favorire le attività motorie e sportive come primo passo verso una educazione alla pratica dello sport, quando gli adolescenti diventeranno cittadini. In questo ambito sia l’istituzione scolastica sia le realtà dell’associazionismo e delle onlus che operano in favore dei portatori di handicap per il loro recupero sociale e per la loro integrazione nel tessuto socio-ambientale, si qualificano quali soggetti più idonei per sostenere lo sviluppo di un intervento per il recupero delle difficoltà al fine di esaltare le potenzialità di ciascun soggetto portatore di disabilità.

Vale il motto “LO SPORT PER TUTTI” e deve diventare “diritto di praticare lo sport nella società e nella scuola veramente per tutti”. In concreto occorre considerare a tutti i livelli che le attività sportive nelle quali in particolare i giovani disabili potrebbero gareggiare sono molteplici e vi possono prendere parte sia i disabili mentali sia quelli fisici.

Con adeguato supporto organizzativo, si può gareggiare nel calcio, nella ginnastica artistica, nel nuoto e nella pallacanestro, ma anche nella canoa, tennistavolo, tiro con l’arco, tiro a segno, equitazione, judo e scherma in carrozzina. Nell’ambito vasto dell’atletica leggera vi è la possibilità di prevedere la partecipazione a varie gare.

La Fondazione Carlo Valente onlus tenta di assolvere a questa missione, promuovendo lo sport più praticato da Carlo ossia il tennis,  con un impegno costante che dura da più di dieci anni, promuovendo e sostenendo per giovani con disagio mentale corsi annuali di avviamento e perfezionamento al tennis tenuti dall’Accademia New Country Club di Bari, con lo slogan significativo  “Insieme sotto rete” è riuscita ad aggiungere a quell’elenco il “Tennis per disabili mentali” completando lo sforzo già da tempo impiegato da strutture specializzate nel “tennis in carrozzina”. Come sviluppo del progetto abbiamo organizzato il “1° Memorial Carlo Valente torneo di tennis doppio speciale” con i nostri tennisti speciali in coppia con tennisti classificati.

L’originalità di questo “sistema di coppia” prevede, come spesso accade negli sport adattati, una modifica ai regolamenti tecnici finalizzati agli scopi educativi della pratica. Nella fattispecie il gioco di coppia nel Tennis prevede l’impossibilità del classificato di “andare a punti” lasciando (obbligando come regola di gioco) spazio all’azione tecnica e la sua relativa conclusione proprio al disabile con conseguente impegno tecnico, motivazionale e motorio dello stesso.

L’obbiettivo ottimale da prefissarsi deve essere quello di organizzare attività sportive per disabili da praticare con adeguata frequenza mantenendo attivo il sistema dell’offerta in risposta ad un bisogno sempre più crescente.

Solo in tal modo possiamo concretamente far diventare lo Sport di tutti, come modello d’intervento educativo, veramente “sportivo” e sociale, in grado di abbattere le barriere di ogni tipo per far valere il principio del diritto allo sport per tutti, fornendo un servizio a tutta la comunità.

Prof. Francesco Fischetti

Professore Associato di “Metodi e Didattiche delle Attività Sportive”
Coordinatore Corso di Studio in “Scienze e Tecniche dello Sport”
Università degli Studi “Aldo Moro” Bari Consigliere della Fondazione Carlo Valente ONLUS