SORRENTINO ANTONIO E NICOLA

Quando ci affacciamo ad esaminare quel che è stato il movimento industriale barese della fine dell’800 e del principio di questo secolo, non possiamo fare a meno di rilevare la personale affermazione di un uomo, che giunto qui dalla terra campana, ebbe modo di creare uno stabilimento industriale e, riprendendo una tradizione instaurata dal famoso Lindemann, è stato per molti decenni il fornitore dei bisogni dei nostri agricoltori, tesi con tutte le loro forze, a rafforzare il patrimonio viticolo e olivicolo pugliese.

I nostri vecchi ricordano infatti, come Antonio Sorrentino fu, con la sua attività industriale, l’ausiliatore dei nostri agricoltori, cui fornì le attrezzature più aggiornate e moderne per i loro stabilimenti di vinificazione e di fatturazione dell’olio, necessarii allo sviluppo delle loro aziende.

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Antonio Sorrentino, nato il 13 giugno 1840 a S. Giorgio a Cremano, provincia di Napoli, fu per circa un ventennio, e cioè fino al 1876, capo brigata nel famoso stabilimento di Pietrarsa, dove, guidando 100 operai, adibiti alle costruzioni delle vetture ferroviarie, affermò le sue singolari virtù di tecnico e di capo, entrando nel cuore dei dirigenti della grande officina partenopea.

Per una divergenza, sorta con un ingegnere suo superiore, a proposito della costruzione di un apparecchio motore, Antonio Sorrentino abbandonò lo stabilimento, cui aveva dato il tesoro del suo attaccamento e della sua fatica, e se ne venne a Bari, nel 1879, prendendo lavoro, sempre in qualità di capo operaio, presso lo stabilimento meccanico del sig. Giuseppe de Giorgio.

Qui vi rimase fino al 1882, epoca in cui si uni al cognato Vincenzo Biallo (egli si era imparentato con questa famiglia qualche anno prima) già fonditore dello stesso stabilimento De Giorgio, ed insieme fondarono la Ditta Biallo e Sorrentino, per l’esercizio di uno stabilimento per fonderia di ghisa e per costruzioni meccaniche in genere.

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L’azienda prosperò considerevolmente, entrando nelle simpatie delle popolazioni di tutta la regione pugliese e fornendo presse idrauliche e frantoi per ulivo ai coltivatori di tutta la Puglia.

Scioltasi la Ditta, nel 1897, Antonio Sorrentino, forte della sua capacità, delle sue acquistate relazioni, fondò una nuova azienda di sua esclusiva proprietà, per continuare le costruzioni meccaniche e per curare una importante fonderia per ghisa e per bronzo.

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La nuova Ditta ebbe altre vigorose affermazioni, allargò considerevolmente la primitiva zona di influenza e continuò ininterrottamente la sua attività circondata di credito, fino al 1915, epoca in cui adeguò la sua attrezzatura alla lavorazione del materiale bellico (proiettili e bombe), lavorazione che fu portata avanti senza soluzione di continuo, fino al 1918 e cioè fino alla cessazione delle ostilità.

Anche in questa attività, necessaria alla maggiore tonificazione della nostra potenza guerresca, Antonio Sorrentino ebbe modo di affermare la sua dirittura morale e le sue virtù di governatore di aziende.

La morte, che lo colse il 3 gennaio 1919, portò un serio squilibrio nell’andamento dell’azienda.

Compianto da quanti avevano avuto l’occasione di conoscerlo e particolarmente dai suoi sette figli, tre dei quali maschi, la sua tradizione di lavoro metallurgico fu troncata. I figli Francesco, Michele e Nicola modificarono la azienda paterna nella sua impostazione e nei suoi sviluppi e da metallurgica che era, fu trasformata in azienda per la fabbricazione dei saponi profumati.

Per due anni la Ditta fabbricò saponi, che furono assai apprezzati, che ebbero marca propria e che ebbero una particolare investitura di distinzione dallo studio speciale che vi pose il fratello Nicola.

Non dobbiamo infatti dimenticare che questi, prima di affrontare tale fabbricazione, si fornì, attraverso viaggi e consultazioni, di una esperienza e di un corredo di competenze specifiche, tali da dare un’impronta quanto mai moderna ed accogliente alla produzione aziendale.

Tale lavorazione, che senza dubbio aggiungeva nuovo lustro al tono industriale cittadino, fu smessa col cessare dell’azienda stessa, scioltasi e liquidata, per divergenze di ordine tecnico.

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Nicola Sorrentino, divisosi così dai fratelli, nel 1925, fondò una nuova e personale azienda, per il commercio all’ingrosso dei generi alimentari e riuscì, attraverso sforzi non lievi, a dare una forte consistenza, quella che è oggi facilmente rilevabile e che rappresenta il successo di questo quarantacinquenne, che vigila di persona ed impronta della sua migliore fede e della sua dinamica azione il complesso lavoro di smercio, che ha come campo di sfruttamento tutto il Mezzogiorno d’Italia.

Sei viaggiatori percorrono in lungo e in largo queste regioni, accreditando dovunque, non solo il buon nome di Nicola Sorrentino, ma anche quello del commercio barese.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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