SIGNORILE BIANCHI FAMIGLIA

La famiglia Signorile di Bari vanta origini vetuste, ma sopratutto vanta un notevole cospicuo contributo offerto alla causa del progresso civile e morale del Capoluogo della Regione.

Bari, che per volontà dei suoi figli, per aiuti e comprensioni di governi, iniziò la sua ascesa trionfale fin da quando Gioacchino Murat la volle ingrandita oltre i confini della vecchia città murata, raccolta sulla piccola penisola che si lancia nell’Adriatico come una prora di nave d’assalto, Bari trova nelle sue pagine di oro di questa sua rinascita, il nome di Michelangelo Signorile che, essendo Sindaco della Città, chiese ed ottenne dal Re Cavaliere, la autorizzazione a costruire «fuori della porta a mare» il Borgo che forma la città moderna.

Più tardi un Nicola Signorile costituisce in Puglia, e propriamente in Bari, un primo nucleo della Carboneria che servì a stabilire ha le diverse regioni d’Italia quei rapporti morali e politici collettivi che tennero senza dubbio a battesimo il Risorgimento Nazionale e fecondarono l’unità della Patria. Gaetano Re David seniore, nel numero unico edito dal giornale barese « L’Italia Meridionale » in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia, così scrisse in un suo articolo storico sui ricordi marmorei di Bari: « Bari vanta un Giuseppe Signorile di Emanuele, ardente carbonaro fin dal 1819, al quale fu affidato il delicato ed importante ufficio di corrispondente; fiduciario del centro esistente in Napoli, sia scrivendo in cifre, sia recandosi a volta colà per pigliare le necessarie istruzioni orali quando, erano indispensabili. Infaticabile il Signorile nella sua missione d’indole riservatissima e pericolosa, fu assunto ad un alto posto nella Carboneria Barese.

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Nicola Signorile fu così senza dubbio fedele alla tradizione famigliare di liberalismo ad oltranza, a quella tradizione che fece del congiunto Paolo Signorile uno dei combattenti per la libertà contro le orde del Cardinale Ruffo nel famoso scontro del Ponte della Maddalena, in cui egli rimase gravemente ferito e fu in pericolo di vita.

Altra prerogativa famigliare, che non poteva disgiungersi dall’esercizio del liberalismo, fu quella di una benintesa cristiana carità. Ed è perciò che, soltanto da un Emanuele Signorile – altro eletto esponente di tale famiglia – poteva e doveva sortire l’idea di creare in Bari una cassa per prestiti gratuiti ai meno abbienti. E fu questa istituzione che, in grave pericolo di crisi economica per tutta la Puglia, non soltanto paralizzò i cattivi effetti della speculazione monopolistica, ma consentì l’acquisto a prezzo lecito e la conseguente distribuzione di sufficienti quantitativi di grano a tutta la cittadinanza.

Altro illustre campione di questa famiglia, che legò le sue sorti a quelle dell’ascesa civile ed economica della Regina della Puglia, fu Giuseppe Signorile che, laureatosi con lusinghieri risultati presso l’Ateneo Napoletano e stabilitosi a Napoli, si affermò come profondo giurista e galantuomo di eccezione. Rientrato nella sua nativa città, continuò ad esercitare la professione, porgendo gratuitamente consigli ed opere a favore dei poveri implicati in vertenze giudiziarie ed assistendo senza compenso alcuno le Pie istituzioni cittadine, di cui diventò paladino contro le mene di usurpatori e di sopraffattori. Fu per queste sue peculiari qualità di cultura e di signorilità che il popolo apprese ad amarlo e lo volle come suo rappresentante al Consiglio Provinciale. In questo Consesso egli confermò la sua dottrina, il suo squisito senso realistico, le sue altissime vedute morali. Pertanto fu designato ad occupare la carica di Deputato Provinciale che mantenne fino a quando ragioni d’ordine famigliare gli imposero il distacco da qualsiasi attività pubblica.

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Testimonianza viva della sua attitudine a sentire il richiamo delle cose belle, è l’imponente raccolta di capolavori dell’artigianato settecentesco Napoletano del legno ch’egli tesaurizzò a poco a poco fino a farla diventare una delle più complete del Mezzogiorno d’Italia.

Queste statue da Presepe, questa fauna domestica orientale e meridionale di squisita fattura, è ancora gelosamente custodita dall’ attuale ultimo erede della tradizione famigliare del Signorile, e cioè dall’Ing. Giuseppe.

In questa famiglia vi sono stati anche prelati insigni come il canonico Nicola che fu teologo e filosofo apprezzato, ed il di lui nipote don Michele che fu anche canonico e poscia tesoriere del R. Capitolo di San Nicola.

Il fratello del canonico Michele, omonimo dell’avo Emanuele, fu figura preclara di gentiluomo. Ammogliatosi con Caterina Milcovich di Barletta, si dedicò principalmente alla cura dell’ avito patrimonio manifestando a chiare note la sua bontà, la sua onestà di vita, il suo amore per la famiglia.

Figliuoli di lui furono Giovanni e Giuseppe, che si dedicò alle attività pubbliche donando ogni sua opera alle istituzioni ed a enti che alla fine dell’800 ed al principio del secolo in corso aspettavano la loro tonificazione da uomini capaci e volenterosi.

Giuseppe Signorile fu uno di questi uomini ed ebbe precisa la coscienza del sicuro avvenire della città di cui resse le sorti per parecchi anni, conquistandosi sicura popolarità non solo per l’ottimo governo civico, ma anche per il suo finissimo tatto.

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A tale riguardo non è inutile ricordare che in occasione della grande Esposizione Internazionale di Torino ebbe luogo nella città Sabauda un convegno di tutti i Sindaci d’Italia che si raccolsero intorno ad Umberto I per riaffermare a Lui la fedeltà di tutti gli italiani. Fu in quell’occasione che la Regina Margherita qualificò come il più bel Sindaco d’Italia il nostro Giuseppe Signorile.

L’altro fratello Giovanni, sposatosi con Maria Bianchi onde suo figlio aggiunse al cognome patronico quello materno, esercitò invece con dottrina e rettitudine esemplare la professione di Avvocato intendendo la sua azione di legale più come una missione sociale che come un mezzo sia pur di onesto guadagno.

Dal suo matrimonio nacquero tre figli: Caterina, andata sposa al dott. Vito Abbruzzese di Bitetto; Emanuele, morto venticinquenne, e Giuseppe che mantiene vivo ed alto il prestigio famigliare esercitando la professione di ingegnere civile, con il più grande ossequio ad una onestà senza pari, con vivo senso di equilibrio, con competenza indiscutibile.

Si laureò egli in ingegneria presso la R. Scuola Politecnica di Roma e, stabilitosi quindi in Bari, si circondò subito di universali estimazioni.

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L’ingegnere Signorile-Bianchi, che dalle sue nozze con la signorina Rachele Bianchi del nobile Luigi di Fasano ha avuto una sola figliuola, Maria Luisa, non soltanto ha legato il suo nome a molti e grandiosi edifici, ma ha investito dei suoi particolari meriti d’ordine tecnico, storico ed estetico i lavori di restauro della Cattedrale di Bari, che sono giudicati, per aderenza alle linee primigenie e per escogitazioni ed applicazioni di idonei mezzi tecnici, tra i migliori eseguiti nel Mezzogiorno d’Italia.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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