SEMERARO FRANCESCO

La famiglia Semeraro è originaria del Regno di Napoli. Fioriva già nel qnindicesimo secolo in Ruvo con un Giuseppe agricoltore che aveva per casato il cognome Semi-Raro cangiatosi poi in quello attuale.

Nel 1660 gli antichi documenti segnalano un medico, Giovanni, molto accreditato a Potenza ed un Gaetano, attivissimo agricoltore in quel di Mottola.

E’ questo Professore contemporaneo di Francesco Semeraro da Cisternino, nonno del Dottore omonimo di cui ci andiamo occupando.

Francesco Semeraro seniore sposa a Cisternino una signorina di famiglia locale da cui nascono due donne e un figliuolo, Giacomo Oronzo, che si dà all’agricoltura, fermandosi alla masseria Contino che era stata acquistata ed incrementata dal padre. Giacomo Oronzo Semeraro, il padre ancora vivente, affronta deciso le responsabilità della sua personale azienda agricola e si dedica con audacia e con fervore inusitati alle grandi affittanze.

Non basta alla sua volontà di lavoro la stretta cerchia della masseria avuta in dono dal padre: egli va oltre e prende in fitto grandi masserie nel Tarantino ed ha già avuto le sue prime soddisfazioni e le sue prime affermazioni quando a 21 anni toglie in isposa la Signorina Antonietta Carmia figlia di Domenico, forte agricoltore fasanese.

Si era nel 1883. Nel 1884 i giovani coniugi hanno un primo figliolo, il Dottor Francesco, e due figliuole ancora viventi.

Il figliuolo Francesco viene educato con visione precisa dell’avvenire raggiante dell’azienda famigliare; viene così avviato verso gli studi agricoli. Compiuti infatti gli studi secondari, Francesco Semeraro junior, frequenta la Scuola Superiore di agricoltura di Portici e quivi assorbe dal famosi Professori Comes, Bordiga ed altri sommi le cognizioni che poi porterà a beneficare l’azienda familiare.

Il 5 agosto 1909 il Nostro si addottora in Scienze Agrarie ed immediatamente trova l’ambiente più idoneo per provare la serietà dei suoi studi. Entra infatti nell’insegnamento e va alla R. Scuola pratica di agricoltura di Scerni in Provincia dì Chieti e quivi fra il 1909 e il 1911., rafforza sensibilmente la sua competenza esercitandosi con passione vibrante alla dura cote della pratica quotidiana.

Egli ormai è deciso ad affrontare la carriera dell’insegnamento e si reca alla R. Scuola di sivicoltura di Vallombrosa ove dopo due anni di corso esce laureato in Iscienze Forestali.

Nel 1913, in seguito a regolare concorso, entra nell’ Amministrazione Forestale dello Stato e vi rimane fino al 1916 conseguendo la promozione ad Ispettore. Egli è nella sezione compartimentale forestale di Novara ove si circonda di larghe estimazioni.

La solitudine di vita lo opprime, egli sente il bisogno di metter su famiglia e sposa nel 1915 la Signorina Maria Latorre fu Sante di casata agricola di Fasano.

Dal matrimonio nascono due figli, uno dei quali muore a Novara in tenerissima età. Col matrimonio il dottor Semeraro acquistò la masseria « Monte Pizzuto-Semeraro » che richiede la sua personale sorveglianza. Il richiamo dei suoi interessi lo distoglie dal suo primo divisamento, quello cioè di perseguire la carriera del funzionario governativo e lo spinge verso la sua terra natia. Si svincola dagli obblighi impiegatizi e si stabilisce in Fasano inscrivendosi subito come perito agrario all’albo della Corte di Appello di Trani e dei Tribunali dipendenti ed esercitando liberamente la consulenza agraria.

In concomitanza con la sua attività di consulente, egli inizia la trasformazione terriera delle sue proprietà.

Dal 1917, da quando cioè egli si stabilì novellamente in Fasano, fino ad oggi, Francesco Semeraro non ha avuto soste nel suo appasionato attaccamento alla terra. Egli ha dissodato terreni, ha dirocciato zone murgiose, ha impiantato vigneti, ha migliorato uliveti, ha creato concimaie moderne, ha sussidiato la sua azienda agricola con ogni sorta di meccanismo moderno.

A Monte Pizzuto egli aveva trovato un edificio a pianterreno ed un piccolo frantoio. Vi costruisce il primo piano, vi aggiunge una grande cantina con annesso opificio per la lavorazione dei vini e con depositi foderati di vetro; vi aggiunge inoltre l’allevamento del bestiame ovino.

Non bastano alla brama di miglioramento e di superamento i confini ormai angusti della masseria Monte Pizznto.

Egli acquista la masseria del Capitolo con uliveti e mandorleti, egli porta in altre contrade il suo ardente spirito innovatore.

L’oleificio che egli impianta alla masseria Capitolo è fra i più potenti dell’agro fasanese.

Mentre continua senza posa la sua benefica azione cautelatrice e potenziatrice piovono i riconoscimenti che lo portano ad assumere una figura preminente nel settore agricolo del Brindisino.

Egli è nominato Componente della Commissione Provinciale Granaria, della Commissione Censuaria Provinciale, Delegato Podestarile a Fasano ed Amministratore della Banca Agricola Fasanese.

Di conserva con questi riconoscimenti, gli organi di sorveglianza agricola lo designano come degno di moltissimi premi. Egli ne consegne nel campo cerealicolo, nel campo oleario e nel campo caseario. Alla Fiera di Bari egli espone gli oli di sua produzione e ne ottiene considerazioni di primati.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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