ROSSANI FAMIGLIA DI MONOPOLI

La prima notizia su questa illustre famiglia ci viene da alcuni documenti i quali ricordano m Marchese don Paolo Rossani, un don Cirillo un don Nicola come feudatari in quel di Udine e come proprietari del Castello Rossana. Pel loro valore nelle armi furono autorizzati infatti a dare il loro nome al Castello ed a fregiarsi di uno stemma tutto in campo rosso che uno dei soli 7 stemmi, in allora esistenti in Italia. (Siamo nel 1600).

Le loro armi non ebbero fortuna in uno contro con i Guelfi e ripararono quindi in Puglia. Paolo fu feudatario di Bitritto. Cirillo si stabilì a Cassano Murge e, dopo poco, lo raggiunse don Nicola. A Cassano comperarono un vastissimo territorio nel quale curarono l’allevamento di cavalli e di bovini che ebbero subito molta fama. E’ noto al riguardo il ditterio Casanese.

« Le mandre di Rossani oscurarono il sole ».

Don Paolo edificò la Chiesa di S. Giuseppe a Cassano e don Nicola edificò la Chiesa di S. Francesco. Don Paolo prestò molto danaro ai Francesi allorché s’insediarono nel Reame di Napoli.

Fondò un Orfanotrofio a Conversano dotandolo di una vastissima proprietà. Mori a Bitritto fu seppellito in quella Chiesa Madre (Capella del Santissimo).

Dicesi che durante l’invasione Francese, don Paolo, feudatario di Bitritto, seppellì tutto il suo immenso tesoro di oro e di brillanti nella chiesa di San Giuseppe.

Il mugnaio di sua fiducia (le masserie avevano i molini) lo coadiuvò nel nascondere tale tesoro giurò di non dirlo a nessuno. Nella famiglia del mugnaio si comunicava il segreto di padre in figlio previo giuramento.

Mario Rossani fu Giuseppe trovavasi a Monopoli per visitare il fratello Antonio. Il superstite mugnaio, al letto di morte, si confessò al suo Cappellano e disse del tesoro.

Il Confessore lo persuase a svelare il luogo del tesoro. – Devo dirlo solo a don Mario – rispose il morente; ma quando arrivò don Mario, il poveruomo aveva perduto la lingua!!!

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Venendo all’Ottocento troviamo don Giuseppe Rossani sposo in Monopoli di donna Cecilia Petraroli dalla quale ebbe tre figli: Antonio, Mario e Francesco.

Antonio sposò una Farnarara di Monopoli ed ebbe due figli maschi, Giuseppe e Mario. Di questi Giuseppe fu amministratore intelligente ed abile ed in pochi anni triplicò la proprietà di famiglia. Ebbe due figli, Antonio e Domenico che furono perfetti gentiluomini e furono inscritti nel libro delle nobiltà di Monopoli.

Mario, figlio di don Giuseppe, si stabilì a Cassano ed ebbe due figli: Giuseppe che fu medico esimio ed ostetrico di gran merito; Antonio che fu Procuratore Generale del Re a Palermo ed ebbe quattro figli che hanno scelto la carriera delle armi.

Di questi quattro figli Mario, morto eroicamente durante la grande guerra, è stato decorato -alla memoria – con medaglia d’oro.

Francesco prese dimora in Cassano ed ebbe due figli: Giuseppe, letterato e filosofo insigne e Paolo che distrusse il Castello di famiglia e boschi immensi ed incantevoli.

Venendo a parlare di coloro che attualmente rappresentano a Monopoli la famiglia Rossani dobbiamo riportarci a don Antonio che, sposo di donna Angela Fornarara, morì a 78 anni lasciando due figli, Giuseppe e Mario.

Mario fu ufficiale nell’esercito. Di Giuseppe, nato nel 1833, possiamo dire che sposò, verso il.1868, la signorina Carolina Cassizzi dei Forges-Davanzati ed ebbe due maschi Antonio e Domenico e tre figlie.

Dedicatosi con passione all’amministrazione dei suoi beni terrieri li trasformò e li migliorò in maniera eccezionale riuscendo a raddoppiare i redditi. Uomo stimato assai dai suoi concittadini questi rappresentò ripetutamente nel Consiglio Provinciale agitando e risolvendo interessanti problemi locali.

Ma la sua maggiore benemerenza pubblica fu quella d’aver fondato la Banca Popolare di Monopoli e d’averla retta per molti anni con serietà d’intenti c con vivo senso di umana solidarietà fino a farla diventare un vigoroso centro propulsore di economia locale.

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Quando, alla fine dell’800, la crisi bancaria provinciale stava per colpire anche la forte sua creatura monopolitana egli garantì de proprio il credito di essa presso la Banca d’Italia e riuscì a portarla a maggiori fastigi fino all’epoca della sua morte che avvenne, fra il compianto universale, nel 1900.

Dei due figli suoi, Domenico lo seguì nella amministrazione dei beni familiari e nell’attività di pubblico amministratore; Antonio fu per qualche tempo col fratello nella guida dello stabilimento vinicolo familiare e poscia divenne cassiere della filiale monopolitana del Banco di Napoli, incarico che ancora oggi autorevolmente detiene.

Delle tre figlie una sposò il grand’uff. Modesto Palasciano, l’altra l’ing. Antonio Scialpi di Taranto, e la terza il signor Domenico Cacace di Monopoli.

Domenico Rossani, nato nel 1877 e sposatosi con ]a signorina Rosa Meo-Evoli, ha conseguito non poche benemerenze nel campo agricolo, benemerenze che hanno trovato pieno riconoscimento presso le gerarchie del Regime.

E’ appunto in qualità di vice-presidente della Federazione Prov. degli Agricoltori del Barese ch’egli ha potuto continuare l’attività già spiegata per molti anni presso il cessato Consiglio Provinciale ed intesa a proteggere gli interessi dell’agricoltura pugliese ed a galvanizzare sopite energie.

Alla conduzione diretta della Masseria « Monterotondo » egli ha aggiunto la gestione di uno stabilimento oleario ch’è fra i primi della Provincia.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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