ROMANELLI GIUSEPPE

La famiglia Romanelli ha acquistato verso la fine dell’800 una singolare notorietà nel capoluogo della Regione Pugliese per il valido contributo offerto alla tonificazione dell’economia cittadina e regionale.

Bartolomeo Romanelli, padre del vivente Giuseppe, nacque nel 1836 dal padre che era un agricoltore proprietario accreditato per onestà e laboriosità.

Ancor giovane fu collocato in una azienda commerciale barese che in allora godeva di grande prestigio per la complessità e la bontà della sua attrezzatura mercantile (Emanuele Lorusso). Quivi il Romanelli si scaltrì nelle attività commerciali ed a soli 20 anni affrontò da solo le responsabilità di un suo personale commercio fondando un negozio in cui trattò primamente le materie coloranti al minuto ed all’ingrosso.

La sua attività conobbe ben presto una discreta fortuna ond’è che, più tardi, fu costretto ad allargare la cerchia dei suoi affari e cominciò ad introdurre nella sua azienda ferramenta di ogni specie, vetri, zolfi e solfato di rame.

Unificata l’Italia, Napoli non perdette per parecchi anni la sua funzione di faro accentratore e propulsore dei commerci meridionali. Il nostro, subito dopo il 1860, cominciò infatti a frequentare la vecchia capitale del Regno delle due Sicilie per compiere un periodico e sistematico rifornimento di merci alla sua azienda. Allora i viaggi da Bari a Napoli e viceversa si compivano in diligenza e chiedevano l’ impiego di otto e dieci giorni fra l’andata ed il ritorno.

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Bartolomeo Romanelli, saldo nella sua giovinezza sana ed aggressiva, non poteva temere nè il disagio del lungo viaggio nè il pericolo di aggressioni che incombevano sui poveri migratori dell’epoca.

Persistette quindi in questo assiduo traffico per moltissimi anni, mantenendo in piena attività il negozio che inizialmente trovavasi in via Vallisa e, successivamente, passò in via Melo, all’ex palazzo Miani, di proprietà Metta.

Il negozio divenne uno dei primi della città, frequentatissimo da clienti di tutta la Regione Pugliese e di quella Lucana, e più tardi si trasferì al numero 13 della stessa via Melo ove rimase per oltre 30 anni non solo trattando i generi di cui abbiamo parlato più sopra, ma accentrando il monopolio del commercio dei vetri.

Il suo divenne il deposito più importante di lastre di vetro esistente allora in Puglia. Nei suoi depositi affluivano vetri importati direttamente dal Belgio e dall’Inghilterra e quando l’industria italiana ebbe raggiunta in tal settore, una certa perfezione, cominciarono ad affluire anche prodotti delle fabbriche di Livorno, Napoli e Roma.

Frattanto il figlio Giuseppe cominciava a coadiuvarlo efficacemente, tanto da meritare l’assoluta indipendenza. Fu allora che egli cedette al figlio l’avviatissima azienda di generi alimentari e di coloniali che era cresciuta nella stessa misura dell’altra, tenendo per sè quella del commercio vetrario.

Prima che la morte lo avesse colto il 3 agosto 1903, Bartolomeo Romanelli volle premiare la fedeltà ultratrentennale del suo impiegato Vito Albergo, e pertanto donò a questi il negozio accreditatissimo di via Melo, anche in ciò testimoniando luminosamente non soltanto la sua onestà e la sua rettitudine, ma anche la sua benevolenza verso i suoi collaboratori più vicini.

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Il figliuolo Giuseppe Romanelli diveniva intanto esponente mirabile di quella coorte di commercianti baresi attivi, diligenti ed onesti che, sortiti da ceppi invischiati da tempo nei segreti della mercatura, hanno contribuito in maniera davvero miracolosa a dare tono e sviluppo all’economia barese di questo inizio di secolo.

Il padre volle fare di lui, che è nato il 29 giugno del 1871, un mercante moderno, padrone di tutte le cognizioni d’ordine giuridico, scientifico, storico e pratico riferentisi al meccanismo del commercio.

Lo avviò quindi dapprima agli studi tecnici e poi gli fece frequentare la Scuola Superiore di Commercio di Bari che, alla fine del secolo scorso, aveva già raggiunto, per capacità dei docenti (ricordiamo che fra questi è stato il famoso economista Maffeo Pantaleoni) e per modernità di organizzazione, una fama che aveva oltrepassato i confini della Terra Pugliese.

Questi studi ampliarono sensibilmente gli orizzonti mercantili del giovane studente che, laureatosi appena, e con lusinghieri voti nel 1894, fu collaboratore paziente ed intelligente del padre offrendo nuovo e più fecondo impulso all’azienda.

Agli zolfi ed ai vetri che formavano oggetto della vetusta attività commerciale dell’ azienda, egli aggiunse i generi alimentari ed i coloniali in genere, acquistando una competenza che gli giovò moltissimo e che gli fu riconosciuta durante la guerra.

Egli infatti aveva agito fino al 1917 mantenendo in vita la vecchia azienda paterna, ma, in seguito, aveva creato una Ditta di sua proprietà che fu chiusa temporaneamente quando assunse la carica di Presidente del Consorzio dei Commercianti di generi alimentari al servizio dell’Ente provinciale di Approvvigionamento per la distribuzione della merce contingentata.

Giuseppe Romanelli, assumendo il gravoso e delicato compito, pose a disposizione dello Ente provinciale tutti i suoi estesi magazzini posti ai numeri 120 e 122 dell’Estramurale Capruzzi e si rivelò un formidabile disciplinatore ed organizzatore di forze mercantili e di organismi erogatori di generi di prima necessità.

Fu per questa riconosciuta competenza che quando il Partito Fascista, sotto il Segretariato Federale di Leonardo D’Addabbo, sentì la necessità di creare un Ente che avesse disciplinato la vendita dei generi alimentari ed avesse moderato la sete di guadagni immediati ed esagerati affacciata da alcuni rivenditori bramosi di non scostarsi dai lauti e confortanti margini del tempo di guerra, tutti i gerarchi furono concordi nel designare Giuseppe Romanelli come l’organizzatore ed il capo di questo ente calmieratore.

E Giuseppe Romanelli, che è iscritto al Partito sin dal 1923, divenne il dirigente dell’Ente Fascista dei Consumi che tanta forza calmierante ebbe durante quel periodo di squilibrio economico e tante benedizioni raccolse da parte della popolazione meno abbiente.

D’altra parte egli aveva già avuto precedenti riconoscimenti da parte di personalità politiche e da parte della cittadinanza. Egli infatti era stato consigliere comunale per 15 anni, prima nell’Amministrazione diretta dal Sindaco on. Paolo Lembo e poi durante quella retta dal Sindaco avv. Raffaele Bovio.

Egli continua ora la sua feconda attività mercantile, coadiuvato dal suo giovane figlio; è componente della Commissione Mandamentale di prima istanza pei tributi locali, ed ex Reggente della Banca d’Italia e membro del Consiglio Provinciale dell’Economia; in questi organismi ed enti egli porta il prezioso ausilio della sua capacità, del suo buon senso e del suo equilibrio.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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