PARLAPIANO GIULIO E FRANCESCO

Il castello di Girifalco costruito da Roberto il Guiscardo in pieno agro di Ginosa, sopra il margine di una collina che si affaccia sulla piana del Bradano paludoso, faceva parte del feudo di Ginosa.

Quando Carlo III abolì la feudalità, il feudo di Ginosa, compreso il castello di Girifalco ed il suo largo territorio, fu comprato dagli Alcaniz, duchi di Spagna.

L’ultimo erede degli Alcaniz, don Orosio Silva, vendette il 18 giugno 1891 il feudo alla Regina Maria Cristina di Austria e questa, il 15 aprile 1924 lo costituì in enfiteusi alla Ditta Cascio e C. di Palermo, che attualmente lo possiede dopo averne venduto gran parte ai ginosini.

Erano circa 7500 ettari di terreno che furono lottizzati ed in parte venduti.

Il nerbo del feudo e cioè la parte immediatamente prossima al vetusto castello è attualmente di proprietà dei tre ultimi soci rimasti dei primi trenta facenti parte della Ditta Cascio e C. l tre soci attualmente proprietari rispondono ai nomi di Antonino Castro, del comm. Vincenzo Cascio, dei fratelli Avv. Giulio e Dottor Francesco Parlapiano i quali ultimi personalmente accudiscono all’azienda agricola.

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Il comprensorio della Ditta è attualmente di ettari 1800 complessivi, duecento dei quali sono coltivati ad ulivo con circa 150 mila piante.

La tenuta si divide in tre centri aziendali: Casone, Stivaletta e Ciavurra che hanno conosciuto in questi ultimi anni la sapienza, la saggezza, l’amore dei nuovi proprietari.

La zona che era dapprima selvaggia e piena di macchie, meta dei cacciatori di tutta la regione pugliese, fu dapprima bonificata idraulicamente e poi appoderata.

La palude della Rita, che era fomite di tormentosa malaria, è stata prosciugata e ridotta a culture razionali.

Le correnti d’acqua sorgiva che una volta erano dominate dall’irrequietezza e dal disordine annegando in stagni malefici, sono state regolamentate in diecimila metri circa di canali tra principali e secondari che irrigano razionalmente una larga zona del possedimento.

Attualmente le culture sono cerealicole, foraggere, ulivetate e agrumetate.

Alle ventimila piante di ulivo trovate inizialmente ne sono state aggiunte, come abbiamo detto, altre trentamila e quelle trovate sono state regolarmente innestate e migliorate sensibilmente.

Le condutture irrigue beneficiano una nuova zona piantata ad agrumi, i cui frutti cominciano già a vedersi ed a promettere ricchezze future. E se nelle culture granarie l’azienda ha potuto conquistare per tre anni di seguito i primi premi nella Battaglia del Grano, anche nel campo degli allevamenti del bestiame l’azienda ha potuto conquistare riconoscimenti e compensi rilevanti.

Di pari passo con la bonifica agraria sono stati attrezzati modernamente i mezzi sussidiari delle varie culture.

Macchine agrarie di ogni risma sono state introdotte nella tenuta e nuovissime presse idrauliche sono state introdotte nell’oleificio che occupa la parte terrena del vetusto castello di campagna, affermandosi per sicure superiorità nei confronti degli altri oleifici della zona.

Quando la ditta acquistò il castello feudale di Ginosa che, costruito nel 1070 da Roberto il Guiscardo, si eleva maestosa dalla profondità della valle con le sue possenti tre torri e col ponte a tre luci del suo accesso principale, non mancò di procedere ad esemplari lavori di restauro.

Oggi il castello di Ginosa, sede degli uffici dell’azienda di Girifalco, appare in tutta la sua bellezza primigenia a testimoniare un’altra virtù dei suoi proprietari, quella di essere sensibili ai richiami dell’arte e della tradizione.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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