PAPALIA SAVERIO

Saverio Papalia fu uno di quegli avvocati che s’imposero alla considerazione dei colleghi e del pubblico interessato, col loro scrupolo, con la loro dottrina, con la loro spassionata preoccupazione per la sorte dei deboli e degli infelici.

Il padre suo Giuseppe era di Reggio Calabria, e per le sue idee liberali fu accusato da sua Maestà e comparve nel 1850 dinanzi alla Suprema Corte Speciale di Giustizia.

Nel mostruoso processo furono coinvolte ben 54 personalità calabresi del censo e della dottrina, ree di aver sperato di redimere la Patria oppressa.

Giuseppe Papalia fu con esse e fu condannato alla forca, condanna che fu poi commutata nella pena della galera a vita e successivamente nell’esilio perpetuo.

Nel ’59, durante la campagna garibaldina di Sicilia, Giuseppe Papalia fu a Palermo, a Milazzo ed al Volturno comandante della 3. Compagnia della Brigata Bixio quasi tutta distrutta ai Ponti della Valle.

Si battette sempre leoninamente, rimanendo anche ferito.

L’alba radiosa del 1860 lo restituì all’Italia unificata, per la quale tanto aveva sofferto.

Giuseppe Papalia nulla chiese, nulla volle dalla Patria assurta a libertà ed a gloria.

Pago di aver contribuito a redimerla, si ritirò a vita privata e modesta, dedicandosi interamente ai suoi cari, ed in particolar modo all’educazione di suo figlio Saverio, il quale seguì le orme del suo degno genitore.

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Amante degli studi, Saverio Papalia, a soli 15 anni, conseguì la licenza liceale, e fu uno dei cinque approvati fra i duecento candidati.

Ma il suo attaccamento agli studi subì una soluzione di continuo, tant’è che conseguì la laurea più tardi e cioè nel 1880. Evidentemente i dissensi familiari dovuti al suo temperamento indomabile lo avevano costretto a vivere fuori di casa e ad utilizzare il frutto della sua abilità di cacciatore appassionato e provetto.

Già, perché egli, prima d’essere avvocato, e dei migliori, fu cacciatore incomparabile.

Fu per molti decenni l’animatore ed il capo di tutte le partite cinegetiche che si svolsero sui territori di Puglia e di Lucania, per le sue cognizioni in materia, per la precisione del suo tiro, per i consigli d’ordine balistico ch’egli profondeva ai suoi compagni.

Forbito e conciso scrittore di argomenti cinegetici è rimasta memoranda una fiera protesta da lui vergata contro una deliberazione di divieto di caccia presa dal Consiglio Provinciale il 5 aprile, deliberazione che aveva suscitato commenti e discussioni nella classe dei cacciatori.

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Di conserva con la sua attività di cacciatore egli esercitò assiduamente l’attività forense rivelandosi un eccellente penalista fornito di trascinante parola e di formidabile dialettica.

Gentiluomo corretto ed irreprensibile, leale sino allo scrupolo, a Catanzaro, a Campobasso, a Termoli, a Lecce ed a Gioia ove finì per porre i suoi penati, dovunque lo condussero le sue giovanili peregrinazioni, fiorirono intorno a lui consensi ed ammirazioni.

Tutti lo credevano infatti nato a Gioia del Colle; ma egli invece era nato il 23 maggio in Reggio Calabria.

Giuseppe Lembo, nella sua collezione di biografie dei campioni del Foro Barese, così scrisse, col suo stile incisivo e lapidario, di Saverio Papalia: « Noi dilettanti di sparo, lo eleggiamo presidente di un’Associazione fra Cacciatori, che è fra i più bei ricordi della nostra vita. Laureatosi, si diede a guadagnare il tempo perduto. Oratore impetuoso, ebbe successo nelle arringhe penali. Mente quadrata e nudrita di forti studi, fu cultore emerito delle altre discipline giuridiche. Ebbe una specialità: la materia daziaria, nella quale, al tempo suo, non ebbe rivali ».

Non si potrebbe tesser meglio e con più concise parole l’elogio di questo uomo che si spense il 27 agosto 1915 e che rappresentò degnamente quel residuale romantico popolarismo che rese possibile gli apostolati di Imbriani e di Andrea Costa.

Il figlio di lui Giuseppe continua la tradizione paterna di amore alla caccia e di maggiore amore per l’arringo forense nel quale ha saputo cogliere non obliabili allori.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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