PALMIERI FAMIGLIA

Il nome della nobile famiglia Palmieri di Monopoli, è gloriosamente legato a quello di un suo illustre componente, il M.se Francesco Saverio Palmieri, che in sua morte lasciò alla beneficenza della sua città tutto il suo vistoso patrimonio.

Occuparci doverosamente di lui significa anche ed essenzialmente riferirci a quegli Enti che ebbero a beneficiarsi del suo vistoso lascito.

La Congregazione di Carità di Monopoli, istituita a mente della legge 3 agosto 1862, sostituì il Consiglio Comunale degli Ospizi del governo Borbonico e poscia disciplinata dalla legge 17 luglio 1890, è oggi presieduta dal Cav. Donato Fiume fu Orazio e ne è Segretario il Sig. Ferretti Raffaele.

Questo Ente Congregatizio è uno dei più floridi del mezzogiorno (ha un patrimonio di oltre 12 milioni ed una rendita di bilancio di circa L. 700.000). Amministra quattro istituti di ricovero: Ospedale Civile – Orfanotrofio di Carità (Casa Santa) – Ricovero di Mendicità (fusosi col Monte Romanelli per l’identica finalità di entrambi gli enti) e Asilo Infantile.

Amministra pure le Istituzioni Raggruppate e cioè le antiche istituzioni elimosiniere, riunite in un solo bilancio per effetto della legge sul concentramento. Esse sono: Monte Isplues (1579) – Monte Queresmino (1594) – Monte Porcina (1787) – Monte Tiberio II (1594) – Monte Scalera (1623) – Monte Laquosta (1640) – Monte Bove (1650) – Monte Manfredi (1667) – Munte S. Anna (1693) – Monte Antonucci (1712) – Monte Calefati (1714 o 1785) – Monte Mazzarelli (1714) – Monte Rendella (ignorasi l’epoca della fondazione) – Monte Romeo (1855) – Legato Capitanio (1896) – Legato Rozzolino (1912) – Legato Dragone (1904) – Legato Catalano (1913) – Legato Pugliese (1931), oltre il vistoso lascito Palmieri, che con l’Ospedale Civile formano un vero monumento di carità cittadina, per la loro efficienza patrimoniale e per la funzione che svolgono.

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L’Ospedale Civile, capace di 100 letti, ha un’efficienza. in corrispondenza delle disponibilità di bilancio, N. 50 letti. Ha due reparti: Medico e Chirurgico, affidati il primo al dott. Pugliese Cav. Giuseppe e l’altro al Dott. La Gravinese Nicola e varii reparti annessi: Radiologia – Maternità – Oculistica – Urologia – Otorinolaringojatria – Ambulatorio generico ed un’attrezzatura moderna e completa: grande impianto di alta chirurgia – impianto di sterilizzazione a muro e tutto un corredo di apparecchi tecnici e modernissimi: Raggi ultravioletti, E1ettroagulazione, Diatermia (onde lunghe e ultracorte), Novozono, Metallix, Pandostat (galvanica, faradica, elettrolisi, endescopia, termocauterio ecc.).

La notevole importanza alla quale è assurto l’Ospedale Civile di Monopoli, è dovuta principalmente alla potenzialità dei mezzi di cui dispone, primo fra tutti il concorso straordinario che concede anno per anno, in armonia del testamento l’O.P. Eredità Palmieri il cui fondatore Marchese Francesco Saverio Palmieri (del quale diremo più appresso) dispose che tutti i superi di rendita, dopo aver soddisfatto i legati, si assegnassero agli istituti di ricovero per accogliere e curare un maggior numero di ricoverati o infermi.

L’ospedale civile trae la sua origine da epoca remota e nacque dalla fusione avvenuta nel secolo XIV dai tre Ospedali presistenti sotto il titolo di Pandolfo, S. Giacomo in Campostella e dell’Annunziata.

Sorge in località amenissima e sul posto più elevato dell’abitato, al di là della strada ferrata ed è circondata da villette e giardini messi a fiori.

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Il Marchese Francesco Saverio Palmieri appartenente a nobile famiglia monopolitana nacque a Monopoli nel 1842 e vi morì il 14 aprile 1921. E’ il vero colosso della beneficenza monopolitana, perchè lasciò tutto il suo vistoso patrimonio alla «Spett. Congregazione di Carità di Monopoli» – come si esprimeva nel testamento olografo del l0 gennaio 1914 – pubblicato a 16 aprile 1921.

Con detto testamento dopo aver assegnati diversi legati: a favore dei nipoti d’Ayala-Vaiva (di L. 250.000 ciascuno), a favore del Capitolo Cattedrale, di amici, della servitù, e dopo aver bonificato e cancellati tutti i debiti dei fittuari morosi, imponeva alla Congregazione di Carità, erede universale, due pie fondazioni: una Scuola di Arti e Mestieri (oggi Scuola: di Avviamento al Lavoro «Francesco Saverio Palmieri ») ed un Asilo per la Infanzia Abbandonata intitolata alla madre Teresa Palmieri d’Ayala Valva, finanziate entrambe dalla Congregazione con la dotazione di L. 50.000 – la scuola e con L. 25.000 annue l’Asilo, amministrate da un Consiglio di Amministrazione presieduto dal Vescovo pro tempore. Assegnava un legato di L. 10.000 annue alle già esistenti Opere Pie Ospedale Civi1e, Orfanotrofio di Carità, e Ricovero di Mendicità e da ultimo obbligava l’Ente ereditiero di erogare tutti i residui di rendita a favore delle anzidette istituzioni per accogliere, ricoverare o curare un maggior numero di poveri e di derelitti.

Pervenuto alla Congregazione di Carità il cospicuo lascito, la stessa ha potuto e saputo allargare la sfera della sua zona benefica assolvendo gli obblighi rivenienti dal testamento: ha ampliato e riparato i locali degli istituti di ricovero, arredandoli convenientemente, specie quelli per i servizi tecnici e sanitari dell’ ospedale e potere così mettere in condizioni gli istituti di ricoverare un maggior numero di poveri.

Dai suddetti sommari accenni appare nella sua vera luce la magnanima e nobile figura del benefattore Marchese Francesco Saverio Palmieri, che dopo la sua morte fece pervenire tutto il suo cospicuo patrimonio ai poveri, designandone alla custodia la Congregazione di Carità, e quasi antesignano dei nuovi tempi, previde la necessità di incrementare le opere assistenziali che esercitano sui diseredati una funzione altamente pietosa e soccorritrice e se fosse vissuto in questi tempi, pieni di storiche vicende per la nostra Italia, avrebbe saputo più e meglio armonizzare la sua opera ai fini del Regime.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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