MARCHIO RICCARDO E FIGLI

Da Vincenzo Marchio fu Giammaria nacque fra gli altri Riccardo Marchio, che fu un agricoltore appassionato, un gentiluomo perfetto e un amministratore saggio ed oculato.

Egli infatti fu per circa 20 anni benemerito Sindaco di Andria ed alla sua fervida ansia rinnovatrice si deve il miglioramento e lo sviluppo edilizio dell’800 Andriese. Fu anche Consigliere Provinciale per altri 20 anni e fu un liberale di larghe ed aperte vedute, partecipe a tutte le iniziative ed a tutte le attività segrete e palesi che, comunque, potessero giovare alla causa dell’unità d’Italia.

Egli si sposò con la nobile signorina Antonia Fasoli Jatta di Ruvo da cui ebbe l0 figli (cinque maschi e cinque femmine) che allevò con fedele ossequio ai migliori principii cristiani e che rese degni della tradizione famigliare di vita costumata, dignitosa e pronta alla carità.

Riccardo Marchio trovò modo, pure attraverso le preoccupazioni che gli procuravano la larga figliolanza e la considerevole attività pubblica, di curare, come abbiamo detto, il miglioramento delle sue proprietà terriere, non badando a sacrifizi e fidando ciecamente nei doni sicuri della terra lavorata e consolata.

Migliorò la grande masseria « Arnieci » ereditata dal padre, la trasformò in giardini prolifici di frutti, l’allargò considerevolmente acquistando proprietà finitime. Dei cinque figli maschi, il grande, Vincenzo, morto immaturamente il padre, si dedicò alla protezione dei fratelli minori, rimanendo scapolo e perpetuando la buona amministrazione patema dei beni famigliari. Egli fu così il secondo padre per i fratelli minori, che ne piansero la morte giunta innanzi tempo.

Il fratello Pasquale si laureò in legge; Ernesto in ingegneria; Nicola si dedicò all’agricoltura, dandosi con appassionato fervore all’allevamento dei cavalli da corsa.

Il fratello Giovanni, nato nel 1874, frequentò le scuole secondarie al Ginnasio-Liceo Vittorio Emanuele II di Napoli e quindi la Facoltà di Medicina della stessa città, laureandosi a pieni voti e godendo la fiducia del famoso istologo prof. Armanni che per quattro anni lo tenne come assistente nel suo Laboratorio.

I successi ottenuti dal giovane medico nel campo delle ricerche anatomiche lo portarono a godere la fiducia del famoso prof. Golgi di Pavia del quale fu assistente per circa un anno.

Morto il padre nel 1902, egli abbandonò il microscopio e rientrò in patria per darsi alla cura del suo patrimonio e per diventare poscia uno degli agricoltori più avveduti e più sensibili ai richiami della moderna tecnica agraria.

Egli sposò la signorina Maria Olinda Ceci, figlia del fu Francesco e sorella del compianto Ingegnere Architetto Riccardo.

Di conserva con la sua attività di agricoltore, egli non volle essere secondo ad altri benestanti del suo paese e si diede con assiduità e con amore all’allevamento dei cavalli da corsa. Nella sua scuderia passarono così cavalli famosi fra cui « Tebro» e « Roi dei Landes ».

Ora egli non riposa: il suo regno è la masseria « Arnieci », ereditata dal padre e sensibilmente accresciuta nel suo complesso terriero e migliorata con piantagioni redditizie di mandorli e di viti. E’ qui che egli passa le migliori ore della sua laboriosa giornata, tenendo fedeltà ai precetti morali ed economici del tempo di Mussolini e rendendosi benemerito della produzione agraria.

Signore nel più puro senso della parola, egli è circondato dalla considerazione dei suoi concittadini e dall’affetto dei suoi nipoti.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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