LA SELVA DOMENICO

Il 12 Marzo 1932, mancando ai vivi Domenico La Selva, i di lui figli ed i cittadini di Conversano perdevano un iniziatore ed un combattente, che in un settantennio di vita aveva in ogni scontro trionfato.

La sua vita, da quando il padre Onofrio, un modesto molitore, lo porta con quei di casa, dalla nativa Polignano a Conversano, è una continua guerriglia, di conquista in conquista. Il padre, impiantando un piccolo molino a vapore, che sorse nei pressi della zona attualmente occupata dalla moderna azienda La Selva, lo avrà vicino, iniziandolo ai segreti ed alle raffinatezze di un mestiere quanto mai irto di difficoltà.

In breve il giovane avrà una personalità ed una competenza, sicchè nel 1887, quando un gruppo di personalità e di capitalisti conversanesi vorrà iniziare la costituzione di una vasta e complessa azienda che dovrà gestire con una centrale elettrica anche un molino ed un frantoio, ecco che Domenico La Selva sarà scelto da tutti come socio e come dirigente. E sarà la fortuna ed in pochi anni, realizzata l’azienda, tutte le quote saranno cedute a lui

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E’ bene ricordare che la Centrale di Conversano fosse stata, dopo quella di Molfetta, la seconda centrale elettrica della Puglia.

Il successo, con una indipendenza di vita, gli darà anche la possibilità di metter su famiglia: sposa una Pellegrino di famiglia di proprietarii agricoli di Polignano e dalle nozze, compiutesi nel 1891; verranno su undici figliuoli, di cui sei portati a maggiore età: Onofrio, Giuseppe, Vito, Porzia, Wanda e Anna.

Una volta riscattata l’azienda ecco che egli si lancia alle innovazioni più complete, sicchè nel 1906 il molino è portato da impianto a palmenti a cilindri, ciò che segnerà un vero successo.

Ed anche quando la guerra, nel 1915, gli chiamerà i tre figliuoli, lasciandolo solo e un pò sconcertato, egli non s’abbatterà e nel conforto di sua moglie e preso dalla passione del suo lavoro, continuerà nella strada ampia, il cui corso è tracciato.

Vecchia quercia, che nessun vento scuote e abbatte, anche quando un soffio gelido di morte gli fredderà in casa, reduce dalla Libia, il primogenito Onofrio.

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Aspetterà con costanza e con fede Giuseppe e Vito; torneranno questi; li riabbraccerà e con essi si sentirà ormai più forte. La centrale, che è il suo orgoglio, sarà ampliata, rimodernata, ed il contratto per fornitura di energia pubblica e privata al Comune sarà rinnovato fino al 1939 e tanta fiducia lo circonderà in questa fortunata gestione che la cittadinanza conversanese non lo lascerà solo, quando tentativi di assorbimenti della gloriosa centrale autonoma saran fatti da accaparratori. E la sua resistenza gli assicurerà altri sei anni di gestione.

La sua morte, nel 12 marzo 1932, come abbiam detto, segna la perdita di un iniziatore e di un combattente per Conversano.

Da quella data i figliuoli Giuseppe e Vito, eredi di un retaggio glorioso, retti da fraterna solidarietà, hanno degnamente proseguita la tradizione paterna. E’ a loro vanto l’impianto di un rinomato pastificio annesso al molino ed anche, in un periodo in cui il superato impianto a carbone della Centrale non s’accordava con le direttive del Regime, essersi privati dell’Officina Elettrica, che cedettero alla Soc. Gen. Pugliese di Elettricità, nell’agosto del 1936.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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