GAMBARDELLA LUIGI

Nel 1832 dalla sorrentina Positano, suo paese natale, si trasferiva a Brindisi Luigi Gambardella, quale funzionario di dogana. La sua naturale intraprendenza non si confaceva alla vita d’impiegato, per cui abbandonò la carriera di funzionario statale per assumere l’impresa della Gabella sul pesce a Molfetta, ove si trasferì nel 1838. Ivi si sposò, ricevendosi dalla moglie ben 23 figliuoli! Quarto della bella schiatta fu Ferdinando, che venne alla luce il 1844. Questi ebbe, a sua volta, 7 figli, il primo dei quali fu Luigi, che nacque il 23 gennaio 1870 ed è l’attuale Presidente degli Oleifici dell’Italia Meridionale. Il Luigi, sin dai primi anni si fece notare per la sua vivacità; i suoi coetanei ricordano tuttora le impensate scapataggini fanciullesche che egli sapeva organizzare. Le modestissime origini e l’assillo famigliare non gli permisero che di limitare la propria istruzione alla licenza tecnica, che conseguì presso la R. Scuola Tecnica « Baldacchini » di Barletta. La grande abilità che addimostrava nel calcolo e la bella scrittura che aveva lo misero ben presto in evidenza presso i conoscenti, per cui trovò immediatamente impiego presso il molino Azzollini di Palo del Colle. Qui conobbe un incettatore di sansa, che lo attrasse anche a sè, iniziandolo in quel commercio. Il tempo non gli mancava per accudire alle sue mansioni.

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A quel tempo fioriva in Molfetta la Ditta Laquai & C.., che esercitava l’industria dell’olio al solfuro. L’allora giovane Luigi Gambardella, facendosi forte della breve ma efficacissima pratica acquisita presso l’incettatore palese, si spinse ad offrire i suoi servigi alla Ditta Laquai, che immediatamente ne approfittò, destinando il neofita nelle zone ove più difficile si presentava il lavoro d’incettazione. Il successo gli arrise, tanto che il nome del Gambardella ben presto fu noto a tutti gli industriali d’olio al solfuro della regione pugliese, per cui s’iniziò tra essi la gara per accaparrarsene il lavoro e l’abilità.

Egli si sposa 1’8 settembre 1896, e non smentisce la prolificità atavica: dalla consorte Emilia Coocla, di famiglia tranese, ha ben 17 figli! Ogni nuovo rampollo che gli regala la fida consorte è una novella spinta alla sua fenomenale attività.

Siamo all’anno 1904, quando le maggiori fabbriche d’olio al solfuro della provincia di Bari si coalizzano in unica Società per tentare di uscire dal marasma economico in cui versano, a causa dell’insana concorrenza che tra loro si facevano. Il Gambardella intuisce il grave pericolo che si può addensare sulla sua attività di incettatore di sanse col trovarsi di fronte alla coalizione degli industriali; studia attentamente la situazione e corre decisamente ai ripari.

Fidati amici, che già avevano avuto occasione di apprezzare le spiccate qualità di mente e di cuore del Gambardella, praticissimi dell’industria e del commercio dell’olio al solfuro, che mal vedevano la coalizione industriale barese, che sin dal nascere si appalesò creata a tutto danno dei produttori di sansa pugliesi, affiancarono entusiasticamente il Luigi Gambardella e tutti insieme crearono in Molfetta una nuova Società Anonima: l’« Oleificio Molfettese », facendo sorgere in quella città un opificio modernissimo.

La lotta tra il potente organismo barese, che aveva preso il nome di « Olierie e Saponerie Meridionali », ed il sorgente « Oleificio Molfettese » si appalesò subito titanica. Il Gambardella, che di questo era l’animatore ed il condottiero supremo, non perde l’abituale serenità: la lotta lo fortifica sempre più! Egli porta in sette anni 1’« Oleificio » a tale splendore ed a tale potenza industriale, da obbligare le « Olierie » a richiedergliene l’acquisto. Il Gambardella acconsente, dettando naturalmente le condizioni da par suo.

Si credeva dalle « Olierie » di aver così debellato il titano!… Fu vana illusione! Si dimenticò dalle « Olierie » che il Gambardella non era un uomo da starsene inoperoso, per godersi il frutto della riuscitissima operazione finanziaria conclusa; si dimenticò che l’odore della sansa era nostalgico per il suo specialissimo sistema nervoso!… Ed ecco il Luigi Gambardella trapiantarsi nell’amministrazione dell’allora decadente « Sulphur oleum » per apportarvi tutto il dinamismo della sua attività. La « Sulphur oleum » rifiorisce nel breve volgere di una sola campagna olearia, incutendo il panico ai capitalisti delle « Olierie », i quali senz’altro decidono di abbandonare l’industria, offrendo al Gambardella la maggioranza delle azioni. Il Gambardella, anche questa volta affiancato da fidati amici, accettò l’offerta e prende così in mano le redini del maggiore organismo industriale che allora vantava la Puglia. Siamo al 1913. La vastità dell’azienda non lo spaventa; egli, anzi, trova il campo abbastanza spazioso per la sua proteiforme attività, ma non tale da assorbire completamente le energie. Partecipa alla costituzione degli «Oleifici Franco-Italiani» con sede in Napoli e con stabilimenti in Castellammare di Stabia, e in Siracusa, dando a quelle fabbriche un sorprendente splendore; fonda in Molfetta la « Banca Commerciale Pugliese », di cui è tuttora il Presidente; rileva la fabbrica di laterizi dei Signori Fontana, Minutillo & C. di Molletta, costituendo all’uopo una nuova Società dal nome « Laterificio L’Ardito » della quale è anche oggi Presidente.

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Siamo alla une della Grande Guerra. Il grande sconvolgimento mondiale è stato da lui attentamente seguito. Egli oramai possiede la grande maggioranza delle azioni delle « Olierie ». Decide di mettere queste in liquidazione, facendo sorgere nel 1922 da esse gli attuali «Oleifici dell’Italia Meridionale» con sei stabilimenti, ubicati rispettivamente a Bari, Molfetta, Barletta, Vasto, Taranto e Gallipoli. Nel frattempo i figliuoli crescono in età. Il primogenito Mario entra nel Consiglio di Amministrazione degli « Oleifici », apportandovi il soffio della sua giovanile energia; ma non trascura per ciò l’amministrazione del laterificio « L’Ardito » di Molfetta, che sotto la sua oculata direzione ha preso uno sviluppo meraviglioso con l’aggiunta di una Sezione Elettrica per l’illuminazione privata del paese e per l’energia alle piccole industrie. Tale iniziativa riscuote il plauso di tutta la cittadinanza. Il nuovo indirizzo economico, dato dal Regime, suggerisce di poi la cessione di detta Sezione alla Società Pugliese di Elettricità.

Il secondo dei figliuoli, Amilcare, si dedica più specialmente alla direzione degli affari della « Banca Commerciale Pugliese ».

Il terzo, Arturo, sposa, tre anni or sono, la figliuola di un altro benemerito del commercio barese, il cav. Marino Milella, cioè la prediletta nipote di S. E. Starace, Segretario del Partito Nazionale Fascista: L’attività dell’Arturo spicca negli «Oleifici» in modo singolare nel campo delle sanse.

Il quarto dei figliuoli, Ermellino, si addottora in chimica industriale e, fresco di studi e di energia, entra nel Consiglio di Amministrazione degli « Oleifici », dedicandosi ai problemi tecnici che assillano il nuovo orientamento dell’industria olearia. Le sue ricerche nel campo oleario sono ben presto notate ed apprezzate, riscuotendo il plauso dei competenti ed una speciale onorificenza del Governo. Altri due figliuoli, Oddino ed Arnaldo, sono entrati quest’anno nell’ amministrazione degli « Oleifici », facendosi subito notare per la loro perspicacia e per l’attaccamento al lavoro.

Sono ben altri tre i figliuoli maschi che attualmente attendono agli studi e che sono predestinati ad entrare nel complesso e vasto organismo delle aziende paterne.

E giacchè parliamo dei figliuoli, ci piace ricordare la figliuola Maria, testè sposatasi col nobile Michele Lioy, figlio del dotto Comm. Antonio di Ripacandida, discendente da antichissima famiglia spagnuola, che tanti patrioti e dotti dette alla Patria.

Il Luigi Gambardella, che mai sollecitò onori o onorificenze, ebbe la grave sventura di perdere, sullo scorcio del passato anno, l’amata consorte nella giovane età di 54 anni. Il dolore, condiviso dai dodici figli attualmente viventi, non fiaccò la sua fibra leonina, ma lo ritemprò per le incombenti lotte industriali che gl’invidiosi delle fortune d’Italia ebbero, infruttuosamente, a scatenare con inique e scellerate sanzioni.

Sotto la guida di sì bella e singolare famiglia, i « Oleifici dell’Italia Meridionale » mantengono alto il nome dell’industria pugliese sino più remoti confini del mondo, con i rinomati e pregiati prodotti di propria fabbricazione, che vanno dall’olio al solfuro agli olio alle industrie e mangiabili, dai saponi per. bucato e per le industrie al silicato di soda liquido, agli acidi grassi ed alla glicerina. Sono le grandi industrie siderurgiche, meccaniche, tessili, le Ferrovie dello Stato, l’Areonautica, le Acciaierie che si approvvigionano, con completa soddisfazione, dei prodotti che si approntano diuturnamente negli opifici degli « Oleifici dell’Italia Meridionale ».

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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