CAMPOBASSO EVANGELISTA E ANGELO

Evangelista Campobasso, giovanissimo, inizia la attività di mercante col commercio di formaggi e salumi, che a Noicattaro è prosperoso da tempo, incrementando traffici per la Puglia ed altre regioni d’Italia. Acquistò, con pochi risparmi, il Molino da granaglie con un corpo di fabbricato, che è attualmente quello occupato dalle due aziende industrialmente e commercialmente divise fra i suoi figliuoli Angelo e Francesco

Poiché  Evangelista Campobasso non era un industriale, nè disponeva dei capitali necessari ad una sia pur modesta industria molitoria, diede in fitto il molino ad una società di molfettesi, che apportò miglioramenti sensibili agli impianti, addirittura primitivi. 

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Alla scadenza del contratto di locazione erano pervenuti a maggiore età i figli, Angeloche aveva un particolare trasporto per le attività industriali, vinse ogni resistenza paterna e riuscì a persuaderlo a rinunziare ad un introito sicuro ma modesto per permettergli di affrontare, in società col fratello, la gestione diretta del molino di proprietà familiare. 

Fu così che sotto la ragione sociale del padre i due fratelli affrontarono le responsabilità della nuova attività industriale. 

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La Ditta Evangelista Campobasso, con la direzione tecnica di Angelo, progredì, e la ragione del successo fu nell’appassionata dedizione e nella intelligente attività del suo principale collaboratore. Ma ben altre mete Angelo Campobasso aveva assegnato all’azienda sociale; perchè al suo vigile amore non sfuggivano gli accorgimenti della diuturna esperienza, la comprensione di nuovi ritrovati della tecnica, la chiaroveggenza del successo più alto. Ne fu però ostacolato a volte da incomprensioni, e da profonde differenze di vedute degli altri soci. 

Per tali motivi la Ditta fu sciolta e messa in liquidazione nel 1927.

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Da questo momento Angelo Campobasso è arbitro assoluto della sua volontà e, seguendo la sua inclinazione, mette in vita il pastificio, nel quale egli produce la rinomata pasta « Spiga di Puglia », che è quanto di meglio possa offrire la produzione regionale nel genere. 

Non fu compito facile, perchè dalla liquidazione dell’azienda sociale non gli rimase dovizia di capitali, e la concorrenza che rendeva più difficile l’esistenza alle aziende avviate da tempo, gli aveva posto una barriera di difficoltà che la sua tenacia, ma sopratutto la sua capacità di organizzatore e di tecnico, potettero aver ragione ed imporsi alla considerazione della migliore clientela.

Iniziata l’attività del Pastificio con una produzione che non superava i 15 quintali quotidiani, seppe, nel breve corso di sei o sette anni, dare vita ad un’industria di 100 quintali al giorno.

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Non si può dire di lui che è un arrivato. E’ sempre attivo e sereno esempio di un lavoro che non ha soste, avendo scolpito nel suo cervello disegni che non mancherà di attuare. 

Conosce i moti generosi dell’animo ed è sempre primo nel fare il bene. Alle sane iniziative lo si trova pronto e lo vedremo fra i coadiutori della vecchia Ditta Francesco Divella, partecipando alla formazione di una società industriale che è fra le più importanti dell’Italia meridionale. Fu il principale artefice della costituzione di altra società industriale nella stessa Noicattaro e della quale fa parte tuttora con entusiasmo, apportandovi la sua esperienza industriale e tecnica.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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