CALO’ E ACQUAFREDDA

Possiamo affermare con sicurezza che il ciclo dei nostri capitani del lavoro si conclude ai primissimi anni del nuovo secolo. Solo in questa epoca, « da gruppi di oscuri », umili e semplici, ma laboriosi e tenaci, balzano gli uomini che, costituendo vaste fortune, piantando salde aziende, contribuiscono ad elevare il tono dell’industria e del commercio barese.
Questi uomini, nella loro maggioranza, sono i nonni ed i padri di oggi, nonni trapassati o padri tolti dagli anni alla loro laboriosa giovinezza e che ieri furono degli iniziatori modesti e fortunati.

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Pasquale Calò, invece, a trent’anni è da noi scoperto, in Bitonto, al suo tavolo da lavoro, ancora senza un passato alle spalle. E sì che suo padre, non fu che un operaio, come il suo ceppo fu quello sempre verde del lavoro.
Nella prima giovinezza presta la sua opera di tecnico al servizio di un molino di Bitonto, quello dei Saracino, Modugno e C. In dieci anni di operosità s’afferma per resistenza al lavoro e per specchiata onestà. Queste saranno state le note caratteristiche di questo bravo figliuolo, che quando vedrà cadere la fortuna commerciale dell’azienda che gli dà pane e chiudere i battenti del molino, chiamerà in soccorso le forze del cognato, Emanuele Acquafredda e del fratello Giuseppe per soffiare ed inalare aria nuova nelle vecchie sale dello stabilimento.
E così, nel 1928, inizia la nuova gestione con dieci attivi operai, che lo seguono con cuore di camerati e di collaboratori nell’esperimento.

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In cinque o sei anni, infatti, tanto è buona la nuova semenza, che la capacità produttiva del molino viene triplicata. Si lavora in pochi notte e giorno e si piantano nuove macchine.
I paesi vicini accoglieranno i prodotti della buona, sana e rinnovellata industria di Calò e Acquafredda, mentre che anche commercialmente l’azienda assumerà un tono assai moderno, ben diretta nel commercio dei cereali.
Il nostro interlocutore Calò è di quelli che non paventano le crisi che non parlano di crisi: «Tanto, ci dice, un buon piatto di pasta per noi c’è sempre » e ci mostra con un certo orgoglio Il suo libro paga che da qualche anno porta segnati i nomi di quaranta operai.
Attualmente il molino è diretto tecnicamente dal sig. Giuseppe, mentre il sig. Emanuele Acquafredda ha il controllo delle entrate ed uscite della merce. Al movimento di acquisti e vendite sovraintende Pasquale Calò.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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