BASSI GIUSEPPE NICOLA E ANTONIO

E’ una famiglia questa nella quale la passione per le arti plastiche discende per li rami: è in essa viva e presente da parecchie generazioni l’abitudine dei vetusti scalpellatori tranesi del 200 che dettero gemme preziose alle decorazioni del tempio piantato sulla riva come una prora di conquista, che fornirono ansiti di bellezza al grande plasticatore delle porte bronzee, a Barisano da Trani.

Di padre in figlio, a cominciare da Giuseppe Bassi seniore, trisavolo del vivente professore Antonio e creatore della statua di Santa Teresa che trovasi attualmente sulla facciata della chiesa omonima in Trani è che fu rovesciata notte tempo da alcuni muratori invidiosi dell’arte del giovane autodidatta,. a finire al bisnonno Nicola che fu un stimato costruttore di case ed al nonno Giuseppe che fu uno stimato maestro muratore, la tradizione recente conferma il nostro asserto.

Quegli poi che doveva dare nuove lucentezze e nuovi squilli a questa tradizione fu il prof. Nicola Bassi, padre di Antonio e fondatore della grande azienda industriale e commerciale per la lavorazione meccanica dei marmi di Puglia.

Fu Nicola Bassi studente alla Scuola Industriale di Napoli annessa all’omonimo Museo ed ebbe come maestri Giuseppe Palizzi ed il principe Filangieri di Candida. Si rivelò così abile modellatore di creta e maestro dell’intaglio; e, ancor giovanissimo, fu incaricato d’insegnare plastica nell’Istituto che lo aveva avuto come allievo.

Gli amici ed i parenti tranesi volevano che egli fosse rientrato a Trani, ma il principe Filangieri che aveva compreso quale prezioso collaboratore egli avrebbe in tal caso perduto. non solo non gli consentì di allontanarsi da Napoli, ma lo incaricò di disegnare ed eseguire gli scanni e gli scaffali in ferro battuto che dovevano incorniciare le ricche collezioni che il grande mecenate napoletano stava mettendo in luce di bellezza nel suo avito e monumentale : palazzo di Via Duomo.

Un incidente con il Presidente dell’ Accademia delle Belle Arti di Napoli lo indusse più tardi: ad accogliere l’invito dei suoi parenti: Si ritirò a Trani dopo otto anni di permanenza a Napoli, ove la sua arte aveva avuto consacrazioni universali.

L’incidente merita una particolare menzione: Quando Umberto I andò a Napoli durante; il colera dell’84, le autorità locali vollero offrire al Re buono un segno del ricordo e della riconoscenza imperitura della cittadinanza partenopea per le provvidenze d’ordine sociale ed economico deliberate in quella luttuosa circostanza. Incaricarono pertanto il Presidente del. l’Accademia di Belle Arti di eseguire il disegno di un candelabro che sarebbe stato poi fuso in argento. Ma la commissione era stata fatta troppo tardivamente per cui lo stesso autore del disegno si rifiutava di farlo eseguire perchè il tempo non sarebbe stato bastevole alla fusione.

Per contro Nicola Bassi sosteneva che il lavoro sarebbe venuto ugualmente perfetto; di qui una discussione che aggravò i rapporti fra i due artisti specie quando il candelabro, fuso sotto la direzione del nostro, fu tempestivamente consegnato alla Maestà del Re che ne apprezzò la mirabile fattura.

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Giunto a Trani, egli si ammogliò con Anna Guarino, figliuola di un audace e competente costruttore tranese, esecutore, fra l’altro, del progetto per il magnifico ed imponente palazzo Di Scanno. Egli, il Prof. Nicola, ebbe tre figliuoli maschi, Ugo maggiore di Aviazione, Felice che esercita onorevolmente la professione di avvocato in Trani, ed Antonio di cui parleremo ampiamente in appresso.

Ricordiamo per inciso che il nonno Giuseppe Bassi ed il maestro Antonio Guarino, contemporanei, furono i costruttori di tutti i grandiosi edifici privati della Trani dell’800, di quei palazzi che dànno tono di città moderna alla culla degli ordinamenta maris.

Nicola Bassi non era uomo da rimanere inoproso, non era tale da dimenticare che egli : poteva mettere a buon profitto la competenza tecnica ed artistica in una città che il destino aveva consacrato ad offrire materiale eccelso alle costruzioni monumentali.

Ed ecco che nel 1886 egli fonda, per la lavorazione della pietra in Trani, un’azienda nella quale introduce criteri industriali e commerciali non ancora adottati nel suo paese.

Cominciò col lavorare i conci e le parti decorative del monumento funerario dedicato alla famiglia De Troia nel cimitero di Lucera e continuò ininterrottamente per questa strada ampliando giorno per giorno la sua influenza sui mercati di Puglia e delle finitime regioni meridionali.

Incominciò con lo sfruttamento della cava « Gesù Maria » e poscia passò ad altre cave, a quella di « Monte Ricco» ed a quella « Della Luna ».

Frattanto il figliuolo Antonio nasceva nel novembre del 1889 e, dopo aver compiqti i primi studi all’ Accademia di Belle Arti di Roma, nel 1911, mentre palpitavano i primi fermenti culturali che germinarono il Futurismo ed il Cubismo, egli si recò a Vienna ove pontificavano, con forte potere d’attrazione e di suggestione, gli scultori Franz Stuk e Gustavo Klinlt che si erano liberati dagli schemi neoclassici ed avevano creato una scnltura che stava tra il neo romanticismo e l’impressionismo.

L’isolamento, cui lo costringeva la vita in In paese di diversa lingua e di diverse abitudini, fu salutare per i suoi orientamenti artistici. Studiò la letteratura e la storia dell’arte greca e si ritrovò teso verso i richiami del più puro classicismo.

Influenzato dall’arte dei due famosi scultori austriaci, modellò un ritratto di Federico Nietche in cui sono evidenti il processo di assorbimento e la spinta ad esprimere intera la propria personalità.

Passò a Monaco ove si fermò alcun tempo studiando i tesori di quelle famose gallerie di arte, e quando tornò in Italia, questa era in crisi spirituale, provocata dai richiami della guerra già scoppiata fra la Germania e la Francia.

Naturalmente la sua educazione morale e patriottica ed i suoi stessi studi lo portarono ad aderire entusiasticamente all’interventismo; fu pertanto ufficiale nel 154 Fanteria e si battette valorosamente in vari fatti d’arme, fino a quando non rimase ferito a Castagnevizza nel maggio del 1917. Il dopo guerra lo sorprese in pieno fervore creativo.

Lavorò per molti monumenti ai Caduti, modellò ritratti, collaborò col padre nel nuovo acceso ritmo dell’azienda familiare rispondente al fiorire delle attività edilizie.

Dell’arte di questo giovane scultore noi ci siamo occupati ampiamente con uno studio monografico a parte.

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Antonio Bassi non si preoccupa della maniera – dicemmo fra l’altro in quello studio – perchè sa che la personalità di un artista si forma senza che egli se ne accorga, frutto spontaneo di studi, di ricerche, di assiduo e tenace lavoro. Quando deve fare una scultura studia bene il soggetto, diviene psicologo e cerca di adeguare la maniera al carattere del soggetto trattato. Egli « sente » questi soggetti e fa della scultura che non è monotona e non è pleonastica.

Si sente nelle sue opere la sensibile maestria del pollice guidato dalla realtà oggettiva e dell’intuito direttivo.

Creatore e modellatore inarrivabile, sente il soggetto con psicologica intensità e va oltre la esteriorità epidermica per comprendere la interiore e spirituale potenza degli umani modelli.

Così questi si fondono con le possibilità dell’Autore raggiungendo illimitate sublimazioni di materia, bellezze liriche superiori. Più tardi, a contatto della produzione dei sommi, la sua anima di artista si è consolidata ed ha rinvigorito la propria espansività. Vediamo quindi alla straordinaria facoltà inventiva aggiungersi l’originalità della composizione e l’abile distribuzione delle masse.

Epperò le predilezioni di Antonio Bassi non sono di ordine panico e gioioso: sembra che il richiamo delle dolcissime forme femminili lo colpisca fino ad un certo punto. E’ il dolore umano, è la pena di vivere faticosamente, è la dedizione eroica della vita per un alto motivo ideale che sorprendono il suo estro creativo spronandolo alla plastica realizzazione.

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Accanto a queste sue elezioni di artista, Antonio Bassi ha creato una sua attività industriale che, imperniata sulla antica azienda paterna, ha trovata la via di un credito eccezionale.

Le pietre lavorate della Ditta Nicola Bassi e Figlio, girano pel mondo e vanno a formare doviziose fioriture murali nelle più grandi città d’Italia e dell’estero.

L’azienda è tutta penetrata del buon gusto, della intelligenza, della sensibilità e della capacità organizzativa di questo nostro artista che il Fascismo ha utilizzato in varie maniere, chiamandolo ad occupare la carica di Segretario del Fascio e quella di Podestà del suo paese, incaricandolo di far parte dei Direttori Federali al tempo dei Segretariati dell’on. D’Addabbo, del compianto colonnello D’Alonzo e del camerata prof. Stefanelli.

L’azienda Bassi ha dato, fra l’altro, pietre lavorate alle costruzioni delle nuove sedi della Banca d’Italia ad Agrigento, a Bari, a Crotone ed a Rodi Egeo; alla costruzione della sede del Banco di Napoli di Chieti, della sede della Banca Commerciale di Napoli, delle sedi del Banco di Roma a Napoli.

Il Palazzo della Provincia, quello dell’Acquedotto Pugliese, quello dei Lavori Pubblici, in Bari si adornano di pietre lavorate nel cantiere della Ditta Bassi che continua, sotto la direzione di Antonio Bassi, la sua incontrastata ed incontrastabile ascesa.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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