AMORUSO MANZARI MICHELE

L’avv. Michele Amoruso Manzari nacque a Bari il 24 gennaio 1864 e si laureò all’Università di Napoli il 1. agosto 1888 iniziando subito dopo un’attività professionale che si sostanziava di profonda cultura giuridica, di limpidezza morale, di forte senso del dovere.

Ben presto si affermò come civilista valente, serio, sintetico nelle argomentazioni, dolce e moderato nella parola, signore nello spirito e nel tratto.

Aveva ragione d’essere superbo dei due cognomi: del paterno e del materno, che come suo padre fu esempio di laboriosità e di correttezza nel commercio, così sua madre appartenne ad un casato di forti – Manzari, che fu in Bari dal 1840 al 1910 esempio luminoso di veggenza e d’oculatezza nei commerci, di morigeratezza di costumi, di forza di volontà.

Furono essi, i Manzari, fra i più volitivi. Fra gli altri che vollero arricchire Bari di una flottiglia mercantile i Manzari furono primissimi, e per lungo tempo il comm. Vito Manzari – zio e suocero del nostro – fu presidente ed animatore della benemerita Società « Puglia ».

Mente acuta, parola misurata, precisa visione delle cose e delle tesi, egli fu, come dalla tradizione dei due casati donde discendeva, portato a coltivare con predilezione il diritto commerciale, e di questo preferì il Diritto Marittimo, in cui eccelse davvero, anche quando ebbe occasione di competere con maestri del diritto.

Fu prezioso consulente della Società di Navigazione « Puglia» che, sorta con un solo piccolo battello – il « Bari » – assurse, dopo pochi lustri, ai fastigi di una forte Compagnia di Navigazione, tanto da svegliare le preoccupazioni delle società concorrenti, che seppero impossessarsi della azioni della benemerita, si che, di fatto, essa rimase annullata.

L’avv. Michele Amoruso-Manzari sposò una figliuola dilettissima del comm. Vito Manzari, che amò il genero di paterno affetto. E più l’amò, quando un incidente fatale gli sottrasse l’unico figliuolo Mauro.

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Dalla coppia, superbamente bella, spuntarono due figliuoli: il minore, Vito, si riprometteva di seguire le orme paterne, e già approfondiva lo studio del Diritto Marittimo; ma la morte lo stroncò giovanissimo, a venti anni, e il caro giovane morì con gli occhi pieni di sogni, di desii e di attese.

L’avv. Amoruso-Manzari provò così il suo secondo ed ultimo grande dolore: il primo lo aveva provato quando perdè, giovanissima, la bella compagna della sua vita, che, come fu detto sopra, gli lasciava due tenere creature.

Fra queste due il nostro buon amico si sentì come equilibrato nel grande vuoto lasciatogli dalla dipartita della diletta compagna, al cui ricordo si mantenne fedelissimo.

Ma, mancatogli il figliuolo Vito, egli si sentì come squilibrato, sbandato, sperduto.

Fu per lunghissimi anni membro della Commissione Mandamentale di R. M. di Bari, Consigliere della disgraziata Società «Puglia », e consulente preziosissimo ed appassionato, membro del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati prima, e poscia presidente del Consiglio di Disciplina dei Procuratori.

La Guerra lo prese con grado di capitano, che egli sostenne, come era aduso a sostenere, tutte le sue cariche e tutti suoi impegni: con alto senso di disciplina ».

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Un ricordo personale! Conoscevamo e stimavamo Michele Amoruso-Manzari, ma non avevamo dimestichezza di vita con lui. La guadagnammo in una crociera pei porti levantini che insieme compimmo verso il 1928.

Abbiamo detto intenzionalmente « la guadagnammo » perchè quella sia pur breve consuetudine di vita con lui fu pronuba di ammaestramenti e di ammonimenti. In lui scoprimmo una fonte inesauribile di serenità e di comprensione d’ordine universale, in lui vedemmo l’uomo che, serrato da presso da ogni sorta di sventure, aveva trovato conforto e rassegnazione nella pratica delle più elette virtù, nel lavoro senza soste, nella tolleranza delle umane deficienze.

Fu ottimo marito e padre ideale e quando la morte, il 3 ottobre 1930, ne spezzò la fibra esausta da tante trafitture, tutti che lo conobbero, e perciò lo amarono, si serrarono dietro la salma di lui, si serrarono intorno al figliuolo Franco che, perseguendo precetti paterni di vita, ha saputo conquistarsi stime e consensi sia come professionista che come pubblico amministratore.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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